tag:blogger.com,1999:blog-76144786059249159962024-02-07T16:38:55.742-08:00LE ARMI , LE GUERRE,LE VITTIME E I MARTIRIUnknownnoreply@blogger.comBlogger12125tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-9539762754874130212011-11-07T06:40:00.000-08:002011-11-07T06:41:13.444-08:00ISRAELE STA MINACCIANDO E RICATTANDO TUTTO IL MONDO, MA I MEDIA PARLANO DELL'ATTACCO ALL'IRAN. PERCHE' ?<blockquote><strong>LA PILLOLA ROSSA<br /><br /><br />Perché i media occidentali non hanno informato correttamente la gente sul lancio di missile balistico intercontinentale da parte di Israele avvenuto mercoledì scorso ?<br />Perché Israele può lanciare un missile della gittata di 10.000 Km con capacità di portare la testata atomica; missile che può colpire l'Europa, Russia e Cina e anche gli USA, ma i media parlano tutti del "atomica dell'Iran" ?<br />Perché nessuno parla della chiara minaccia israeliana al mondo intero che ora con questo missile e circa 300 testate atomiche può davvero ricattare l'intero pianeta ?<br />Israele per minacciare l'Iran non aveva alcun bisogno di questo missile, allora perché i , media danno una versione di questo lancio in chiave anti iraniana, mentre in questo momento Israele rappresenta una minaccia per qualsiasi paese del mondo ?</strong></blockquote>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-23776771039563799362011-11-06T20:57:00.001-08:002011-11-06T20:58:33.572-08:00Questa la notizia:<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5ytSwSBnLcOVPEI5JtLll03chly9NQYCQmQZALo1yTRCCRzxKvQPHBFxUWcvCmZg7T0pl4_Ey4TSZABBSywYG3spfPfYys5J8PNUL8mHiDDHniX8pXyoHGjNBkFZdwAst7ObL__ZcgmMz/s1600/276590_259718570742212_1144072637_n.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 130px; height: 97px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5ytSwSBnLcOVPEI5JtLll03chly9NQYCQmQZALo1yTRCCRzxKvQPHBFxUWcvCmZg7T0pl4_Ey4TSZABBSywYG3spfPfYys5J8PNUL8mHiDDHniX8pXyoHGjNBkFZdwAst7ObL__ZcgmMz/s400/276590_259718570742212_1144072637_n.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5672113724900807058" /></a> <blockquote><strong>L’aviazione criminale israeliana sta completando l’addestramento per un attacco da portare ad un obiettivo a grande distanza (le centrali iraniane?) usando anche la base Nato di Decimomannu (Sardegna). L’ultima fase dell’esercitazione in Italia, scriveva ieri Haaretz, si è svolta la scorsa settimana, con il convolgimento di sei squadroni di cacciabombardieri e ha riguardato il combattimento, il rifornimento in... volo e il monitoraggio delle stazioni radar.<br />Nessuno, tranne Manifesto, Liberazione parla di questo scempio.<br />Il nostro paese sta vivendo una feroce crisi economica, la Liguria ci mostra chiaramente a quale punto siamo arrivati, distruzioni, morti e tanta, tanta assenza del Parlamento, di tutti indistintamente: mentre la maggioranza sta facendo le barricate per non staccarsi dalle poltrone, l’opposizione tutta sta solo cercando come sedersi domani su quelle poltrone.<br />Un disatro cui gli italiani assistono senza profferire parola al punto di essere complici degli uni e degli altri.....<br /><br />Io credo sia un CRIMINE contro l’umanità quello che sta accadendo e dobbiamo fare qualcosa per fermare questo scempio.<br />Ovviamente qualsiasi azione a questo punto è leggittima, e la smettano di parlarci di democrazia, di Costituzione, di pacifismo e di altre idiozie visto che loro per primi se ne fottono della democrazia, della Costituzione e sono dei feroci criminali.<br />Chiediamo che qualcuno prenda la parola, denunci con forza questo scempio e chieda al Parlamento:<br />Quanto è costata quell’esercitazione per preparare una guerra<br />Perchè quei soldi non sono invece serviti ad aiutare i paesi colpiti dalla pioggia<br />Perchè quei soldi non sono serviti a chi è disoccupato, a chi lavora in maniera precaria, a sostenere i Servizi Sociali<br />Chiediamo che ha preso la decisione aderire a quello scempio disumano a Decimomannu<br />Infine chiadiamo alle autorità della Sardegna se hanno qualcosa da dire e perchè si rendono silenti complici di questi crimini.....<br /><br />Iniziamo ad aderire, far circolare questa denuncia....cammin facendo decideremo chi coinvolgere tra i parlamentari....Onestamente me ne vengono in mente proprio pochini..si contano ampiamente sulle dita di una sola mano....</strong></blockquote>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-49072763698315924722011-11-04T03:26:00.000-07:002011-11-04T03:27:54.940-07:00PAROLE<blockquote><strong>Quante parole per non dire niente!<br /><br />Ormai è una professione…<br /><br />stanchezza opprimente <br /><br />di una realtà che non dà pane.<br /><br />Giovani a pregare perché la madre viva <br /><br />seno adulto privo di late<br /><br />dove ancora puoi succhiare.<br /><br />Alzarsi specchiarsi per chiederti : chi sono ?<br /><br />Oggi è il 4 di novembre<br /><br />si festeggia il milite ignoto<br /><br />potrei essere io…<br /><br />Non sono morto sono vivo,<br /><br />TU sei quello che ignori !<br /><br />uomo pagato per non fare niente,<br /><br />ingrassi come fossi un porco!<br /><br />Noi reduci di guerra che tu chiami pace.<br /><br />Civiltà tramandata da un uomo<br /><br />di cui ignoro il nome,<br /><br />profanata ....<br /><br />speranze che sembrano svanire.<br /><br />Giovane generoso cammina anche se scalzo.<br /><br />Vorrebbero toglierti le forze <br /><br />perché a testa china vaghi per il mondo.<br /><br />Milite ignoto che hai combattuto<br /><br />contro un nemico che forse non avevi<br /><br />non so quale fosse il tuo nome,<br /><br />ringrazio la madre che ti ha pianto.<br /><br />Anna Maria Cherchi<br /><br />4 novembre 2011 L.633/41<br /><br />pubblicata da Anna Maria Cherchi<br /> venerdì 4 novembre 2011 alle ore 10.52</strong></blockquote>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-40710421363946554482010-03-11T23:59:00.000-08:002010-03-12T00:01:17.933-08:00perchè chi viene ricordato non muore mai<blockquote><em><strong>"Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, perchè chi viene ricordato non muore mai…"Condividi<br /> Oggi alle 0.43<br />11 Marzo 2010 - L'11 Marzo 1994 Ilaria Alpi con il suo operatore Miran Hrovatin partivano dall'aereoporto militare di Pisa con un volo 'speciale' per Mogadiscio, in Somalia, dove Ilaria era stata inviata per la seconda volta dal suo giornale, il Tg3 -<br /><br />Ilaria e miran non torneranno più, se non in due casse di legno scaricate da un C130 dell'Areonautica Militare, uccisi intorno alle ore 15:00 del 20 Marzo nel centro di Mogadiscio, a pochi passi di distnaza dalla residenza dell'allora ambasciatore italiano, che ben protetto da oltre 100 carabinieri non sentì neppure il dovere di uscire dalla sua residenza per vedere - almeno vedere, rendersi conto di persona - quei corpi sanguinanti dei due giornalsti italiani, visto che in pochi minuti la voce della morte di Ilaria e Miran si sparse per tutta Mogadiscio. <br /><br />Oggi, a 16 anni di distanza ancora non è stata scritta la parola fine sul duplice omicidio, non è data da sapere una verità certa, sicura, inconfutabile di quell'orrendo crimine. <br /><br />La Commissione parlamentare d'Inchiesta presieduta dall'avvocato Carlo Taormina è riuscita con un gioco incrociato di applicazione di segreti su segreti a far chiudere ermeticamente le porte blindate degli archivi della Camera sull'eccezionale documentazione proveniente da tutte le Procure italiane che avevano indagato sugli omicidi, da tutti gli uffici della Digos, dai servizi segreti italiani e stranieri, che la Commissione aveva raccolto...<br /><br />L'ultima atto formale della Commissione prima della sua chiusura fu mandare due agenti di polizia a perquisire - di primo mattino - la casa di Ilaria, dove vivevano (e vivono) Giorgio e Luciana Alpi, i genitori, inesausti protagonisti di 16 anni di battaglie furibonde per cercare di capire in quale contesto maturò il duplice delitto e quali i mandanti dell'omicidio della figlia e del suo collega triestino.<br /><br />Ilaria era una giornalista investigativa, intelligente, curiosa, con tutta la vita davanti, di lei è stato fatto scempio: dei suoi studi a Il Cairo, della sua cultura e della sua sensibilità non c'è traccia nei lavori della Commissione e neppure nelle inchieste della magistratura che non hanno portato da nessuna parte…<br /><br />Rimane solo il ricordo, forte, potente, insopprimibile di due giornalisti 'sul campo' che non avevano paura di nulla ma non erano sfrontati…erano curiosi, e non si accontentavano di verità preconfezionate….Come dovrebbero essere, come dovrebbero fare, tutti i reporter, tutti i giornalisti.<br /><br />Ricordo Ilaria e Miran perchè chi viene ricordato non muore mai… (Con Giorgio e Luciana nel cuore)<br /><br />Roberto di Nunzio<br />(giornalista, ex componente della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla Morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin)</strong></em></blockquote><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYiK_zsAL2OBUdeczbrPolcDaKmxohxVFRCZJps9fQQL3b2MoJ0tEyUeqUfPNsQqA1s2UMYU8T4v_XlfpvsSOaRmI5RMQVzpA5lGi2C7Fq8S-iIBxtEECfJ6o_ngR63hSw9P745u2P_4nr/s1600-h/alpi.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 349px; height: 246px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYiK_zsAL2OBUdeczbrPolcDaKmxohxVFRCZJps9fQQL3b2MoJ0tEyUeqUfPNsQqA1s2UMYU8T4v_XlfpvsSOaRmI5RMQVzpA5lGi2C7Fq8S-iIBxtEECfJ6o_ngR63hSw9P745u2P_4nr/s400/alpi.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5447654183717764594" /></a>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-55387511563615494482009-09-18T21:40:00.001-07:002009-09-18T21:48:09.983-07:00ilaria le armi e i rifiuti<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe-uSfzoZcwzwfg19E5FWE_97tNfauQa2qP4ydYy7NN9VxBBpWr69bAAFo-2fWKSi6I7CnqtQjvOpHybFfYN3WtY1JyESj_LyDktrdpB9PypD_kaOYHVtHEDphKnHbKM5prYTUCXdyleBf/s1600-h/navedeiveleni.bmp"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 124px; height: 93px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe-uSfzoZcwzwfg19E5FWE_97tNfauQa2qP4ydYy7NN9VxBBpWr69bAAFo-2fWKSi6I7CnqtQjvOpHybFfYN3WtY1JyESj_LyDktrdpB9PypD_kaOYHVtHEDphKnHbKM5prYTUCXdyleBf/s400/navedeiveleni.bmp" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5383035061877878514" /></a><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk83ALPtqn8hCvXjw_EOX-6bdTa9wmlGHYcVy4h12LIY-5edKmtCHdkrhk1_9WyRJ6AINE78EUT7yhc9M3mhivotbMtecVJBpivW2bnbGcj6XE2FHg9TUfTtXrHv1pmPXQ3gSuU2Fs9New/s1600-h/ilaria%2520alpi11476_img.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 150px; height: 184px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk83ALPtqn8hCvXjw_EOX-6bdTa9wmlGHYcVy4h12LIY-5edKmtCHdkrhk1_9WyRJ6AINE78EUT7yhc9M3mhivotbMtecVJBpivW2bnbGcj6XE2FHg9TUfTtXrHv1pmPXQ3gSuU2Fs9New/s400/ilaria%2520alpi11476_img.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5383034156877430066" /></a><br />POLITICA & SOCIETÀ17.09.2009INTERVISTA | di Andrea Palladino - ROMA<br />SOMALIA CONNECTION<br />«Quel pentito è credibile Ora riaprire le indagini»<br />Dopo le rivelazioni di Fonti, parla la madre di Ilaria Alpi «Il sultano di Bosaso ha confermato che Ilaria sapeva dei traffici di armi e rifiuti, quello che ha raccontato al manifesto il pentito di 'ndrangheta è plausibile. Lo Stato ci ha trattato malissimo, ora deve intervenire». Ma di commissioni parlamentari d'inchiesta, Giuliana Alpi non ne vuole nemmeno più sentire parlare<br />È un'amarezza profonda e dolorosa quella che si portano addosso i genitori di Ilaria Alpi, Giorgio e Luciana, dal 20 marzo del 1994. Sono passati quindici anni, due commissioni parlamentari, quattro magistrati e quintali di pagine di deposizioni dalla morte della loro figlia a Mogadiscio, in Somalia. E nessun colpevole, nessun movente, quasi una disgrazia, secondo l'avvocato Carlo Taormina, presidente della commissione d'inchiesta sulla morte della giornalista del Tg3 e dell'operatore Miran Hrovatin che ha concluso i lavori nel 2006. La relazione finale creò non poche polemiche e fu contestata duramente dalla minoranza. Il pentito Francesco Fonti - che ieri ha raccontato a il manifesto i traffici di armi e rifiuti verso la Somalia, gestiti dalla 'ndrangheta - venne ascoltato anche in quella sede.<br />«Noi non ne possiamo più, è ora che facciano veramente le indagini - esordisce Luciana Alpi, dopo aver letto le parole del collaboratore di giustizia, pubblicate ieri su il manifesto - perché questo stato ci ha trattato malissimo». E di nuove commissioni parlamentari d'inchiesta non ne vuole sentire parlare.<br />Ha un brutto ricordo della commissione parlamentare presieduta dall'avvocato Carlo Taormina?<br />È una pessima esperienza del passato, mio marito ed io vogliamo che nostra figlia venga rispettata e non insultata come è stato fatto. Quando si chiudono due anni di lavori dicendo che nostra figlia è andata a fare una vacanza è veramente squallido.<br />Ieri sul manifesto Francesco Fonti ha raccontato dei traffici verso il porto di Bosaso. Secondo lui, il vero movente della morte di Ilaria si nasconde tra le rotte delle navi dei veleni. Lei crede a Fonti?<br />Mi pare piuttosto interessante quanto ha detto Fonti e devo dire che i riscontri ci sono. Il porto di Bosaso è sicuramente centrale. Ricordo che il sultano di quella zona ha raccontato che Ilaria era al corrente sia del traffico d'armi che del traffico di rifiuti e che da lui voleva solo una conferma. <br />Ilaria lo intervistò poco prima di essere uccisa...<br />Nella sua deposizione in commissione il sultano di Bosaso disse di essere stato intervistato per quasi tre ore da Ilaria e Miran. Eppure il nastro contiene solo 35 minuti di registrazione e nessuno ha saputo spiegarne il motivo. Un'intervista che era stata realizzata soprattutto per confermare, in sostanza, le fonti. Questo ha raccontato il sultano alla commissione parlamentare. Sono, dunque, molti i punti che non sono mai stati approfonditi, come anche la storia delle minacce ricevute da Ilaria. Nonostante queste dichiarazioni, però, non è successo nulla.<br />Lei conosceva già le dichiarazioni di Francesco Fonti?<br />Non abbiamo mai conosciuto questo signore e non abbiamo mai potuto leggere i verbali delle sue dichiarazioni, perché sono ancora segrete.<br />Sono stati secretati?<br />Sì. Noi cerchiamo verità e loro secretano i verbali? È assurdo, è una roba da paese di Pulcinella.<br />I punti di contatto tra la storia delle navi a perdere che trasportavano scorie e l'uccisione di Ilaria e Miran sono molti. Ci sono ancora molti lati oscuri, non chiariti da nessuna inchiesta, ad esempio, nell'episodio dello spiaggiamento della Jolly Rosso. Su quella nave furono trovati i piani della Odm di Giorgio Comerio, un personaggio con un ruolo ancora oggi oscuro...<br />I collegamenti possono essere tanti. Proprio a proposito della Jolly Rosso, c'è la questione del certificato di morte di Ilaria che fu trovato nell'abitazione di questo ingegner Comerio: perché non hanno approfondito? Chi era questo signore? Perché aveva il certificato di morte di mia figlia quando ancora oggi neanche noi riusciamo ad averlo?<br />Lei sta dicendo che il certificato di morte trovato nell'abitazione di Comerio vicino Pavia è un documento che non ha neanche la famiglia?<br />Esatto. Noi non lo abbiamo. Agli inquirenti doveva suonare una campanella d'allarme, doveva almeno scattare una perplessità su questa persona che aveva in mano, chissà come, questo certificato e un dossier sulla Somalia, documenti poi spariti. E Natale De Grazia - l'ufficiale di Marina che indagava su questo versante e che aveva perquisito la casa di Comerio - ha perso la vita per niente...<br />Ancora oggi, dopo 15 anni, è difficile stabilire la verità, anche sulla modalità dell'agguato. È così?<br />Voglio ricordare, ad esempio, che la macchina arrivata in Italia non è quella dove sono morti Ilaria e Miran. Le tracce ematiche ritrovate non sono compatibili con il Dna della nostra famiglia e quindi appartengono ad altre persone. E riuscire a realizzare questi test non è stato semplice. Volevano far credere che erano morti per delle raffiche di mitra, quando in realtà è risultato che si è trattato di un unico colpo alla nuca, ovvero di una esecuzione.<br />E ora vi aspettate che l'inchiesta in qualche modo possa ripartire?<br />Il nostro avvocato andrà dal magistrato e presenterà una nuova memoria. Aspettiamo gli eventi, sperando che non cali di nuovo il silenzio. Il nostro terrore è che adesso facciano fuochi d'artificio per poi spegnere tutto un'altra volta, facendo calare il silenzio. Vogliamo verità e giustizia, soprattutto per Ilaria e Miran, per la loro memoria.<br /><br />-------------------<br /><br />18-09-2009 - Navi dei veleni. Fonti dai magistrati<br /> <br /><br />Sarà sentito nei prossimi giorni dai magistrati della procura di Paola Francesco Fonti, legato per quasi trent'anni alle cosche della 'ndrangheta di San Luca, per conto delle quali, ha raccontato, ha fatto affondare tre navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi. Il procuratore Bruno Giordano, che insieme al suo sostituto Antonella Lauri conduce l'inchiesta che ha portato al ritrovamento del relitto di una nave al largo della costa di Cetraro, ha già avviato i canali istituzionali per sentirlo. L'interrogatorio potrebbe avvenire già nei prossimi giorni. Fonti, intanto, in alcune interviste a organi di stampa, ha raccontato che nell'affondamento delle navi e, più in generale, dello smaltimento di rifiuti tossici e nocivi, c'é il coinvolgimento dei servizi segreti e di politici. L'uomo, che attualmente non è sottoposto ad alcun regime di protezione e si trova agli arresti domiciliari, ha riferito di avere partecipato direttamente all'affondamento di tre navi nei mari calabresi, la Cunsky, che potrebbe essere quella individuata a Cetraro, la Yvonne A e la Voriais, ma di avere saputo che complessivamente le imbarcazioni fatte affondare con i loro carichi di rifiuti sono una trentina. Secondo il collaboratore, i rifiuti provenivano da industrie chimiche e farmaceutiche italiane ed europee e che i servizi segreti facevano da filtro con i politici e da intermediari con le cosche della 'ndrangheta incaricate dello smaltimento. Al riguardo ha raccontato di avere incontrato esponenti della Dc e del Psi. Fonti, secondo il quale ogni carico veniva pagato dai 3 ai 30 miliardi di vecchie lire, ha anche riferito che parte dello smaltimento avveniva in Somalia. Tutte dichiarazioni che adesso Fonti dovra' ripetere al magistrato che, al momento, ha solo un verbale reso alcuni giorni fa ad un altro magistrato della Dda di Catanzaro nell'ambito di un'altra inchiesta non riguardante lo smaltimento dei rifiuti tossici. (Ansa)<br />-------------------Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-77549679137190389502009-09-17T13:20:00.000-07:002009-09-17T23:54:39.974-07:00IN REALTA' SIAMO IN GUERRA.<object width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/I968Depvpgs&hl=it&fs=1&"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/I968Depvpgs&hl=it&fs=1&" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object><br /><br /><blockquote><em><strong>giovedì, 17 settembre 2009<br />li avete uccisi voi!</strong></em></blockquote><br /><br /><br />…ora siete tutti lì a manifestare sconforto, dolore, rabbia e disperazione, siete tutti lì vicino alle loro famiglie a dar loro conforto e solidarietà, a ribadire che sono morti da eroi contro il nemico del mondo, l’unico nemico, il male assoluto. Siete degli ipocriti perchè LI AVETE UCCISI VOI! Chissà cosa avete loro raccontato, cosa gli avete promesso e quanti soldi avete pagato per far sì che fossero disposti a perdere la propria vita. Fare la guerra, sostenerla e parteciparvi è da ottusi ovevro serve solo ad aumentare il potere e la ricchezza di qualcuno, ma a quale costo??? Vedo i sorrisi di quei ragazzi e mi immagino la loro vita e i loro progetti stroncati per sempre. Almeno oggi toglietevi quella maschera ipocrita di dolore che indossate sempre in queste circostanze, e se proprio non volete fare diversamente non potete tornare indietro, ritirare le truppe e smetterla con questa guerra assurda (come lo sono tutte le guerre) siate sinceri e ditelo che la guerra è guerra e che in guerra si muore in maniera atroce e violenta. Ditelo che quei soldi promessi erano il prezzo delle loro vite, diteglielo ai familiari che passato il momento di retorica e ipocrisia rimarranno soli nel dolore, con qualche soldo in più, ma con un figlio, un padre un fratello un marito un fidanzato in meno. La Russa ha detto che non si fermeranno, il “terrorismo” non vincerà. Ma quanti morti ancora serviranno???? e quale terrorismo sarà sconfitto, e quando? La geografia della storia mi ha insegnato che quelli che un giorno ci sono nemici, un altro potrebbero diventare amici e viceversa, ricordate i talebani necessari agli USA a cacciare i sovietici dall’Afghanistan, sono propri gli stessi che oggi l’America sta combattendo! A Bush ieri e a Obama oggi, a Berlusconi, La Russa e atutti quelli che condividono i valori della guerra vi dedico questa canzone che, come madre di tre ragazzi sento in maniera viscerale: lo so la leva non è più obbligatoria, ma il concetto è sempre uguale, ascoltatela attentamente e meditate:<br /><br /><br /><object width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/rya6935J-u0&hl=it&fs=1&"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/rya6935J-u0&hl=it&fs=1&" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-75783392072253361782009-09-05T00:15:00.000-07:002009-09-05T00:16:43.453-07:00di Roberto di Nunzio<blockquote><em><strong>Italia & Libia. "Quello strano traffico di armi verso Tripoli che passa per l'Umbria"<br /> Oggi alle 9.06<br />Armi per alimentare le guerre africane e tangenti su tutti gli affari". Il settimanale l'Espresso ha dedicato, qualche giorno fa, la sua principale inchiesta alla Libia, accusandola di "Doppio gioco" e mettendo Silvio Berlusconi e il governo italiano in ancor più gravi ambasce dopo le critiche piovute per gli accordi con Gheddafi e alla vigilia del viaggio a Tripoli portato a compimento domenica scorsa. Pare che le diplomazie dei due paesi abbiano parlato anche di questa vicenda che pende davanti alla magistratura perugina. <br /><br />05 Settembre 2009 -- [Grazie a Elio Clero Bertoldi] -- L'aspetto che lega l'inchiesta all'Umbria è il processo aperto dalla Dda (direzione distrettuale antimafia dell'Umbria) sulle armi che, un gruppo di imputati avrebbero venduto ad un colonnello libico. Questa inchiesta partita da Terni - ad opera dei carabinieri della compagnia e del gruppo che indagavano inizialmente su un traffico di hashish - è arrivata davanti al Gup, di fronte al quale due dei coinvolti hanno risolto i loro guai con un rito alternativo e altri quattro sono stati rinviati a giudizio. <br /><br />A guidare l'inchiesta, partita nel 2005, il pubblico ministero Dario Razzi. Secondo "L'espresso" l'inchiesta avrebbe sfiorato l'entourage e la nomenklatura più vicina a Gheddafi. Il contatto del gruppo italiano in Libia è, spiegano le indagini, il colonnello Tafferdin Mansour, alto ufficiale del settore approvvigionamento dell'esercito libico, che secondo il settimanale sarebbe vicino al capo di stato maggiore generale Abdulrahim Ali Al Sied. I libici vengono da venti anni di embargo e sono affamati di armi, tra l'altro. Cercano, in particolare, apparati per modernizzare i carri armati T72, elicotteri da combattimento, missili terra aria di ultima generazione. Ma anche rinnovare le dotazioni di armi tradizionali. <br /><br />E al posto di vecchi fucili ordinano mezzo milione di Ak47 (il kalashnikov) e dieci milioni di proiettili. Gli esperti sostengono che sono una quantità di gran lunga superiore alle necessità dell'esercito libico. E in effetti in una intercettazione, che risale ovviamente all’epoca delle prime indagini, i carabinieri di Terni scoprono che, quelle armi, i libici "le vogliono regalà a destra e a manca, capito?". Insomma almeno parte della commessa doveva finire a stati e staterelli africani o a movimenti indipendentisti dell'Africa. <br /><br />Uno dei coinvolti italiani parte per Tripoli e a Fiumicino, tra i bagagli, gli scoprono un campionario di armi. Fanno finta di nulla, i carabinieri, e mettono il sospetto (un ternano) ancor più sotto controllo. Gli investigatori umbri scoprono così non solo che i fucili arriveranno dalla Cina, ma che per concludere l'affare (i kalashnikov verranno pagati 85 dollari al pezzo e rivenduti a 136 dollari), il gruppo italiano dovrà pagare mazzette. Al colonnello Mansur (dovranno versare 250mila dollari e le rette del figlio che studia in un college inglese), altri 250mila dollari dovranno finire ad un ingegnere libico incaricato dagli acquirenti di valutare bene la bontà dell'acquisto. E nell'affare, oltre ai mitragliatori e alle munizioni, entrano anche 250mila pallottole di gomma, 750 granate lacrimogene, scudi e corpetti protettivi in funzione anti-sommossa. <br /><br />Da intermediario tra gli italiani e l'esercito libico funge - scopre la Direzione distrettuale antimafia di Perugia - Khalked K. El Hamedi (cognato di uno dei figli di Gheddafi e al tempo stesso figlio del generale Khweldi El Hamedi, uno dei membri più influenti del Consiglio del comando della rivoluzione). L'affare è in dirittura di arrivo ma prima che le armi possano giungere a destinazione, nel febbraio del 2007, scattano gli ordini di custodia cautelare in carcere per gli italiani. Uno solo resta libero perché si trova in Congo. Nel giugno scorso due imputati hanno patteggiato una condanna a 4 anni ciascuno. Gli altri quattro compariranno davanti ai giudici del tribunale a breve. Non avendo giurisdizione sulla Libia e mancando accordi bilaterali i coinvolti libici nella vicenda escono del tutto "illesi" dall'inchiesta</strong></em></blockquote>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-45596199120092279182009-08-28T09:19:00.000-07:002009-08-28T09:20:54.991-07:00il gioco è fatto! anzi no !.....il doppio gioco<blockquote><strong> Oggi alle 12.05 |LA GRANDE INCHIESTA - DOPPIO GIOCO:<br /><br /><br />Montagne d’armi per alimentare le guerre africane.<br />Vendute da italiani.<br />Un regime che chiede tangenti su tutti gli affari.<br />Ecco la Libia con cui Berlusconi stringe patti segreti<br />C’è un governo affamato d’armi. <br />Cerca arsenali perché si sente debole dopo quarant’anni di regime e teme le rivolte popolari. <br />E vuole montagne di mitragliatori per proseguire la sua spregiudicata politica di potenza che negli scorsi decenni ha contribuito a riempire l’Africa di guerre civili.<br /><br />Questa è la Libia che si materializza negli atti della più sconvolgente inchiesta sul traffico d’armi realizzata in Italia:<br />verbali, intercettazioni, pedinamenti e rogatorie che raccontano l’ultimo eldorado del commercio bellico. E dove dignitari vicinissimi al colonnello Gheddafi si muovono con grande spregiudicatezza tra affari di Stato, interessi personali e trame segrete.<br />Questa è la Libia dove si recherà Silvio Berlusconi , invocando accordi strategici per il rilancio dell’economia ma soprattutto per stroncare definitivamente le partenze di immigrati ed esuli verso Lampedusa. <br />Mentre dagli atti dell’indagine - come può rivelare “L’espresso” - spunta il nome del più importante ente libico che si occupa di quei migranti rispediti indietro dall’Italia. <br />Deportazioni che stanno creando perplessità in tutta Europa e non riescono a scoraggiare la disperazione di chi sfida il mare e spesso muore nel disinteresse delle autorità maltesi. <br />Prima di Berlusconi un’altra incredibile squadra di imprenditori italiani era corsa a Tripoli per fare affari. <br />Sono i nuovi mercanti di morte, figure inedite e sorprendenti di quarantenni che riforniscono gli eserciti africani di missili, elicotteri e bombardieri. <br />E che passano in poche settimane dai cantieri edili alla compravendita di fucili d’assalto, tank e cannoni. Improvvisarsi commercianti di kalashnikov è facilissimo: trovarne mezzo milione sembra un gioco da ragazzi.<br />Ma tutto è a portata di mano: caccia, radar, autoblindo. <br />Si va direttamente alla fabbrica, in Cina, nell’ex Urss o nei paesi balcanici. <br />L’importante è avere le conoscenze giuste, conti offshore e una scorciatoia per evitare i controlli.<br />Tutto documentato in tre anni di indagini dalla procura di Perugia. <br />Tutto confermato nella sostanza - anche se non sempre nella rilevanza penale - dagli stessi interessati nei lunghi interrogatori davanti al pubblico ministero Dario Razzi. <br />Un filo di fumo - Come spesso accade le grandi trame hanno un inizio banale, perso nella noia della campagna umbra. <br />Nel dicembre 2005 i carabinieri di Terni stavano indagando su un piccolo giro di hashish.<br />L’attenzione dei militari si è concentrata su Gianluca Squarzolo, che lavorava per una azienda insolitamente attiva negli appalti della cooperazione internazionale: la Sviluppo di Terni. <br />Soprattutto in Libia è riuscita a entrare tra i fornitori della nomenklatura più vicina al colonnello Gheddafi. Ha ristrutturato palazzi e ville.<br />Merito soprattutto dei contatti che si è saputo costruire Ermete Moretti, vulcanico manager toscano.<br />Al pm Razzi racconta di avere accompagnato uno specialista di ozonoterapia per curare il leader massimo della Jamairhia: <br />“Anche solo a livello di fargli fare delle iniezioni, sicuramente un bello screening me l’hanno fatto prima, per vedere se ero una persona di qualche servizio segreto”. <br />Come in tutti i paesi arabi, anche a Tripoli per fare affari ci vogliono conoscenze e mazzette. <br />Così Moretti non si sorprende quando nel marzo 2006 gli viene proposto un nuovo business:<br />una fornitura colossale di mitragliatori.www.iopcr.org<br />Fonte: www.iopcr.org<br />International Organization for Peace, Care and Relief <br /><br />@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@<br /><br />traffici di armi del rais di Tripoli - Parte 2ª<br />A parlarne è Tafferdin Mansur, alto ufficiale nel settore approvvigionamenti dell’esercito libico, “vicino al capo di stato maggiore generale Abdulrahim Alì Al Sied”.<br />Muoversi in questo settore, però, richiederebbe figure con una certa esperienza. <br />Invece per la prima missione viene incaricato Squarzolo che parte verso Tripoli con un piccolo campionario. <br />Quando i carabinieri gli ispezionano i bagagli a Fiumicino invece dell’hashish trovano tutt’altra merce: un catalogo di armamenti. <br />Capiscono di essersi imbattuti in qualcosa di grosso: lo lasciano andare e fanno partire le intercettazioni. Che individuano gli altri soci.<br />Mister Gold Rock - C’è Massimo Bettinotti, 42 anni, radicato nello Spezzino e abile nello scovare contratti bellici<br />. C’è Serafino Rossi, imprenditore agricolo a lungo vissuto in Perù che legge Jane’s, la rivista militare più autorevole, e tra una semina e l’altra sa riconoscere ogni modello di caccia. <br />Il nome più misterioso è quello di Vittorio Dordi, 44 anni, nato a Cazzaniga in provincia di Bergamo e studi interrotti dopo la licenza media.<br />E la sua carriera pare ricalcata da un romanzo. <br />Racconta di essere emigrato dalle fabbrichette tessili lombarde all’Uzbekistan per costruire impianti e telai. Nel ‘98 apre un ufficio in Congo:<br />spiega di essere stato chiamato dal presidente Kabila per rivitalizzare la coltivazione del cotone. Ma la sua vocazione è un’altra. <br />In Congo diventa una sorta di consigliere del ministro della Difesa, ottiene un passaporto diplomatico e la concessione per una miniera di diamanti.<br />Nel 1999 a Cipro fonda la Gold Rock e comincia a muoversi sul mercato russo degli armamenti: “Diciotto anni di esperienza, sa: sono abbastanza conosciuto…”, si vanta con il pm.<br />La sua specialità - racconta - è la Georgia, dove si producono ordigni pregiati. Nell’interrogatorio cita il Sukhoi 25, un bombardiere che è la fenice dei conflitti africani. <br />Un aereo corazzato, progettato ai tempi dell’invasione dell’Afghanistan: robusto, semplice, decolla anche da piste sterrate e non teme né le cannonate né i missili. <br />Ogni tanto stormi fantasma di questi jet, con equipaggi mercenari, spuntano all’improvviso nei massacri del continente nero. Anche in Congo, ovviamente.<br />Dordi non si presenta come un semplice compratore: parla di un suo ruolo nell’azionariato delle aziende che costruiscono caccia ed elicotteri.<br />Millanterie? I depositi bancari rintracciati dai magistrati a Malta, a Cipro e a San Marino sembrano indicare transazioni rilevanti e un tesoretto di 22 milioni di euro al sicuro sul Titano.<br />Ma le sorprese di Mister Gold Rock non sono finite.<br />“Voi pensate a Dordi come a uno che vende solo armi, mica è vero”, spiega al pm il suo amico Serafino Rossi: “M’ha detto che lui è socio di un grosso costruttore spagnolo, che fa strade, ponti, quello che stava comprando il Parma”.<br />È Florentino Perez quel costruttore spagnolo, deduce il procuratore: il boss del Real Madrid che ha speso cifre folli per la sua squadra stellare. Perez, racconta sempre Rossi, avrebbe investito forte in Congo e Dordi conta di lavorarci insieme, “visto che sono molto amici “.<br />Assieme ai nuovi sodali, Dordi discute anche qualche altro affaruccio: 50 mila kalashnikov e 5000 mitragliatrici russe destinate “a un sedicente rappresentante del governo iracheno” da spedire con “il beneplacito del governo americano”; cannoni navali per lo Sri Lanka, elicotteri per il Pakistan, Mig di seconda mano dalla Lituania.<br />Operazioni coperte -<br />Per uno come lui, i kalashnikov sono merce di scarso valore.<br />Ma sa che i libici cercano ben altro: venti anni di embargo, decretati dopo gli attentati di Lockerbie e Berlino, hanno reso Tripoli ghiotta. <br />Dordi spera di sfruttare i contatti partiti dall’Umbria per strappare qualche commessa più ricca. Descrive al pm nel dettaglio gli incontri con i responsabili del riarmo libico: vogliono apparati per modernizzare i carri armati T72, elicotteri da combattimento, missili terra-aria di ultimissima generazione.<br />Insomma, il meglio per riportare l’armata di Gheddafi ai fasti degli anni Settanta.E allora perché tanta insistenza nel cercare una montagna di vecchi kalashnikov, tutti del modello più antico e rustico?<br /><br />Mezzo milione di Ak47 e dieci milioni di proiettili, una quantità di gran lunga superiore alle necessità dell’esercito libico. Sono gli stessi indagati a dare una risposta nelle intercettazioni: <br />“Li vogliono regalà a destra e manca, capito?”. Il pm parla di “esigenze politico-militari, gli indagati sanno che parte della commessa sarà ceduta a terzi. <br />Nessun problema per loro se le armi dovessero essere destinate a Stati o movimenti in contrasto con la politica estera italiana”. <br />È una vecchia storia.<br />Dalla fine degli anni Settanta i libici hanno cercato di esportare la loro rivoluzione verde in mezzo mondo, donando casse di ordigni: dal Ciad al Nicaragua, dal Sudan alla Liberia.<br />Tangentopoli a Tripoli -<br />I nostri connazionali sono maestri nell’esperanto della bustarella. Pagano le rette del college londinese per il figlio del colonnello Mansur, più una mazzetta da 250 mila dollari; altrettanti all’ingegnere libico che esamina lo shopping bellico.<br />I soldi li fanno gonfiando i costi: i kalashnikov vengono pagati 85 dollari e rivenduti a Tripoli per 136. “Su 64 milioni e 800mila dollari che i libici pagheranno, il 60 per cento andrà agli italiani”.<br />Ma i soldi non restano nelle loro tasche: <br />“Non sono poi infondate le pretese dei libici di ottenere un prezzo della corruzione più elevato rispetto a quanto finora corrisposto”, continua con un filo di ironia il pm. <br />Gli oligarchi della Jamairhia sanno però che il loro potere va difeso.<br />Nella primavera 2006 la rivolta islamica di Bengasi, nata come protesta contro la t-shirt del ministro Calderoli, li sorprende. <br />Si teme anche per la salute di Gheddafi. Per questo chiedono con urgenza strumenti anti-sommossa: 250 mila pallottole di gomma, 750 lancia granate lacrimogene, scudi e corpetti protettivi.<br />Email a raffica - Come si fa a trovare mezzo milione di mitragliatori? <br />Basta scrivere una mail alla Norinco, il colosso cinese dove i compratori con buone referenze sono accolti sempre a braccia aperte. <br />“Nessun problema, noi non andiamo in ferie: in tre mesi avrete i primi 100mila”, rispondono al volo. <br />Si trovano anche le società - a Malta e a Cipro - che secondo gli inquirenti servono ad aggirare i divieti della legge italiana.<br />I libici però sono tutt’altro che sprovveduti: prima vogliono provare dei campioni della merce. <br />Così Moretti e Bettinotti organizzano l’invio dalla Cina a Tripoli di 6 fucili d’assalto e 18 caricatori.<br /><br />Ma c’è un intoppo: nel documento di spedizione, i cinesi hanno indicato il nome di Bettinotti, vanificando la rete di copertura. <br />C’è il rischio che l’affare salti. <br />Tra le due sponde del Mediterraneo si cerca una soluzione. Che porta il nome di Khaled K. El Hamedi, presidente della grande holding libica Eng Holding. <br />Secondo la procura questa holding “ha intermediato l’affare dei kalashnikov “.<br />El Hamedi è un pezzo da novanta della nomenklatura libica. <br /><br />@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@<br />traffici di armi del rais di Tripoli - Parte 3ª<br /><br />È cognato di uno dei figli di Gheddafi. <br />In più, come ricostruisce a “L’espresso” una fonte che chiede l’anonimato “il padre è il generale Khweldi El Hamedi, il membro più rispettato del Consiglio del Comando della Rivoluzione: <br />una personalità che ha ricoperto varie cariche nei ministeri della Difesa, dell’intelligence e dell’istruzione”.<br /><br />Mitra e diritti umani - La notte del 14 settembre 2006, Bettinotti invia un fax allo 00218214780777: è destinato alla Eng Holding, all’attenzione di Khaled El Hamedi, per trasmettere la bolla di spedizione dei kalashnikov “artefatta dal Bettinotti per evitare che si possa risalire a lui”.<br />Quel numero di fax corrisponde anche, come “L’espresso” è in grado di rivelare, a una importante Ong di cui Khaled El Hamedi è presidente:<br />la “International organization for peace, care, and relief” (www.iopcr.org) di Tripoli.<br />Un’organizzazione molto attiva nel soccorso alla popolazione palestinese, ma anche nell’assistenza agli immigrati che transitano per la Libia. <br />Racconta a “L’espresso” una fonte autorevole che opera nel settore dei diritti umani: “È la più grande organizzazione libica attiva nel settore degli immigrati.<br />Hanno accordi con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati per consentire l’accesso al campo di detenzione di Misratah”.<br />Si tratta di una delle strutture dove finiscono anche i migranti respinti dal nuovo accordo Italia-Libia. “Loro sono gli unici che possono entrare in certe strutture.<br />Ogni associazione che lavora nel settore dell’immigrazione deve passare da loro. Hanno lavorato anche con il Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir)”.<br />Nel 2008 Savino Pezzotta, presidente del Cir, e Khaled El Hamedi si sono incontrati a Roma per firmare un accordo di collaborazione in difesa dei migranti. <br />Game over - I sogni bellici degli impresari all’italiana si sono fermati al campionario di sei kalashnikov.<br />Nel febbraio 2007 partono gli ordini d’arresto. Squarzolo, Moretti, Rossi e Bettinotti vengono catturati subito. Vittorio Dordi invece resta in Congo.<br />Le entrature, come lui stesso dichiara, non gli mancano:<br />“Il 16 agosto 2007 sono andato nell’ambasciata d’Italia e ho parlato con il console generale Edoardo Pucci, che è un mio conoscente da quattro anni, che veniva a casa mia a cena e io andavo pure a casa sua. <br />L’ho messo al corrente della situazione”. <br />Poi - continua - è la volta dell’ambasciata americana dove parla “con il security officer della Cia”. Ma la sua posizione ormai è compromessa.<br />Nel settembre 2008 Dordi viene espulso dal Congo come persona non gradita e finisce agli arresti.<br />L’udienza preliminare si è tenuta a giugno: in due hanno patteggiato una condanna a 4 anni.<br /><br />La Sfinge invece si prepara a respingere le accuse nel processo, forte dell’assistenza di Giulia Bongiorno, deputato del Pdl e presidente della Commissione giustizia.<br />La migliore arma di difesa possibile. <br /><br />di Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi - L’ESPRESSO</strong></blockquote>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-11993619569813138542009-03-19T19:35:00.000-07:002009-03-26T12:23:38.568-07:00diamo un futuro alla memoria<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhi06bjObrKlZGxNiEzCoHgndEH6ubk5D3j8blN1EJKnpoV7NkOM7gWoqSUDsv-AJ3xNWTtn7uvZOueZzlzaT-O5h8k7WIWLexKLaxAznzkexa612u4IxbDNdjZoQw3YZ6S2oL3-xk8rKn7/s1600-h/ilaria04.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 330px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhi06bjObrKlZGxNiEzCoHgndEH6ubk5D3j8blN1EJKnpoV7NkOM7gWoqSUDsv-AJ3xNWTtn7uvZOueZzlzaT-O5h8k7WIWLexKLaxAznzkexa612u4IxbDNdjZoQw3YZ6S2oL3-xk8rKn7/s400/ilaria04.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5317579026872686162" /></a><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL0vc47YoQWHMJ58RgreYgwhvYWSGaTDH3b7JgP-sggSKhZpFbQLtis5KxnLXmDwoX_zBmhOyZ7hZwn5Da9ZavPwGoKN7j97zDgutFo6yAdcn9kosX_2m094v4DNmtOBdUcsU1gG9oR5ue/s1600-h/ilariaa.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL0vc47YoQWHMJ58RgreYgwhvYWSGaTDH3b7JgP-sggSKhZpFbQLtis5KxnLXmDwoX_zBmhOyZ7hZwn5Da9ZavPwGoKN7j97zDgutFo6yAdcn9kosX_2m094v4DNmtOBdUcsU1gG9oR5ue/s400/ilariaa.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5317578611324620306" /></a><br /><strong>Note di Roberto Di Nunzio note su facebook <br />Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (1994-2009) "Lettera aperta ai deputati, all'opinione pubblica, ai movimenti"<br />Ieri alle 14.10<br />19 Marzo 2009 -- </strong><br /><br />L'11 marzo 1994 Ilaria Alpi e Miran Hrovatin partono per la Somalia con un volo militare decollato dall'aereoporto di Pisa. Il 20 marzo 1994 saranno uccisi nel centro di Mogadiscio. Erano appena rientrati nella capitale somala con un aereo delle Nazioni Unite da Bosaso, nel nord del paese. <br /><br /><strong>Per non dimenticare Ilaria e Miran<br />una donna coraggiosa </strong><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVhTXoMLWpsDoF-mW8a-IzPb-Wwtf4ttspvRbzb8qDo7GObgrT5hC6e16KD04Hl1sCUl3YPHNlDuCQIaHlfAWuF4nmhVG5wJv-cBppNYLSHNraXx60DTly-hEDWVB4KlKbsAFKhq89gIKZ/s1600-h/ilaria+alpi.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 326px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVhTXoMLWpsDoF-mW8a-IzPb-Wwtf4ttspvRbzb8qDo7GObgrT5hC6e16KD04Hl1sCUl3YPHNlDuCQIaHlfAWuF4nmhVG5wJv-cBppNYLSHNraXx60DTly-hEDWVB4KlKbsAFKhq89gIKZ/s400/ilaria+alpi.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5303043388629842290" /></a><br /><br />11 anni dopo la Commissione parlamentare d'Inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin termina i suoi lavori nel modo peggiore, delegittimata com'è al suo interno tra dimissioni dei deputati del centro-sinistra e un vertice composto dal presidente Carlo Taormina (FI), il capo della segreteria e un ristretto numero di consulenti che hanno perduto il senso stesso della missione istitutiva della Commissione parlamentare, contribuendo a chiudere lungo un binario morto il percorso istituzionale che l'organo parlamentare era stato chiamato a percorrere e che aveva suscitato molte speranze in coloro che in tutti quegli anni si erano battuti con impegno e generosità per arrivare a far luce sul dupluice omicidio dei due giornalisti del Tg3, fulminati a colpi di mitra. <br /><br />Nell'ultimo giorno di lavori della Commissione il presidente Carlo Taormina denucia per 'diffamazione' Giorgio e Luciana Alpi, i genitori di Ilaria (1)<br /><br />Sono di grado di testimoniare in prima persona la passione civile e il grande impegno di due deputati nominati in Commissione e di una consulente: Elettra Deiana (Prc), Mauro Bulgarelli (Verdi) e Mariangela Gritta-Grainer (ex deputata Pci e rappresentante della famiglia di Ilaria Alpi). Di altri, non so... <br /><br />Gli armadi blindati dell'archivio della Commissione Alpi sono acora oggi pieni di documenti segreti (e quindi inediti), di eccezionale valore conoscitivo e interesse giudiziario, pervenuti dalle procure della Repubblica di mezza Italia e dalle locali autorità di polizia giudiziaria che non sono mai stati consultati nè analizzati, preferendo concentrare il lavoro della Commissione su marginalità investigative del tutto estranee all'accertamento della verità. Va ricordato in modo particolare l'atteggiamento posto in essere dal presidente della Commissione Carlo Taormina nei confronti dei giornalisti presenti a Mogadiscio quel 20 marzo del 1994, ai colleghi del Tg 3 e degli altri media nazionali convocati per le audizioni nell'aula della Commissione: le dichiarazioni dei giornalisti rilasciate in sede di audizione sono state inviate alla procura della Repubblica di Roma evidenziando, secondo il metro di giudizio del presidente, la possibilità di reati di rilevanza penale che i giornalisti avrebbero commesso.<br /><br />Interi filoni d'indagine sono stati trascurati o, peggio, neppure preliminarmente esplorati. I vertici della Commissione sono rimasti completamente impermeabile non a 'suggestioni investigative' ma a quei pur minimi riscontri incrociati della documentazione in archivio che avrebbero con sicurezza portato a fare enormi passi avanti nella ricerca della verità. Un'occasione irrimediabilmente perduta.<br /><br />Arrivare a ridurre la tragica vicenda di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, come ha fatto il presidente Taormina nelle sue conclusioni a un generico 'tentativo di rapimento finito male' entra in collisione con tutte le ricostruzioni compiute, oltre che con la logica stessa di chi volle e ordinò il duplice omicidio. Pur se tardivamente e con colpevole ritardo, bene fecero i deputati del centrosinistra ad autosospendersi, in quei giorni, dai lavori della Commissione. Ma non bastò. <br /><br />E' necessario fare il possibile per riportare al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica e della politica l'eccezionale documentazione raccolta e custodita negli archivi di Palazzo San Macuto, storica sede delle commissioni parlamentari, e che contiene la verità su quanto accaduto a Ilaria e Miran. <br /><br />Documentazione "segreta" che rischia di rimanere segreta per sempre, sepolta negli archivi. Servirebbe ora, subito, senza un attimo di ritardo, un eccezionale mobilitazione dell'opinione pubblica, dei partiti e dei movimeti della sinistra e dei deputati e senatori del PD, se solo credessero ancora che valga la pena di impegnarsi in prima persona, in ogni modo e in ogni sede per arginare la deriva del silenzio nel quale è destinata a scivolare inesorabilmente la memoria di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin. E' necessario portare all'attenzione dell'opinione pubblica tutte le relazioni conclusive dei lavori della Commissione, minoranza e maggioranza, oltre le relazioni redatte da Mauro Bulgarelli e Mariangela Gritta-Grainer. Perchè tutti possano conoscere in assoluta trasparenza il percorso di oltre due anni di lavori della Commissione, e possano trarne opinioni, giudizi e conclusioni.<br /><br />L'alternativa è la fine di ogni speranza di poter arrivare a conoscere la verità sul duplice omicidio di Mogadiscio. Aprire quegli armadi dell'archivio, analizzare la documentazione, riscontrare i fatti e incrociarli, questa la sola strada per iniziare una corsa contro il tempo per arrivare alla verità. Per non consegnare, nero su bianco, a una relazione conclusiva depositata in Parlamento che la morte di Ilaria e Miran si riduce a una vicenda di criminalità comune che ha avuto origine in qualche banda somala per 'un tentativo di rapimento concluso male'. <br /><br />Da parte mia, con infinita amarezza e rimpianto per tutto quello che si poteva fare e colpevolemente non è stato fatto, non mi resta che rimanere in silenzio davanti il dolore e l'indignazione di Giorgio e Luciana Alpi. E che ciascuno - almeno in questa occasione - si assuma pubblicamente le proprie responsabilità. Senza altre parole...<br /><br />Roberto di Nunzio<br />(già consulente della 'Commissione parlamentare d'Inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e MIran Hrovatin', nominato dal Gruppo parlamentare dei 'Verdi' alla Camera dei Deputati)<br /><br />*<br />Commissione Alpi-Hrovatin, l'ultimo atto: Denunciati alla magistratura i genitori di Ilaria Alpi ritenuti colpevoli di aver reclamato la verità sulla morte della loro figlia - Il testo integrale della lettera inviata al Presidente della Camera, On. Pierferdinando Casini, dal Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, on. Carlo Taormina nella quale il presidente della Commissione annuncia le querele per diffamazione contro Giorgio e Luciana Alpi, i genitori di Ilaria.<br /><br />Onorevole Presidente,<br />"Apprendo dalla stampa che i signori Alpi si sono a Lei rivolti per esprimere lamentele su mie esternazioni mediatiche con le quali avrei anticipato conclusioni sui lavori della Commissione da me presieduta. I signori Alpi dimenticano che tutti gli atti assunti, salvo diversa deliberazione, sono pubblici, e tutte le audizioni, salvo quelle segretate, sono effettuate con circuito "stampa" sempre attivato. La scarsa attenzione che i media dedicano ai lavori della Commissione, salvo alcuni interventi nei quali, quando sono comparse mie dichiarazioni, è stato dato atto della interlocutorietà di ogni informazione, sta a dimostrare la inaccettabilità della critica rivoltami dai signori Alpi”. Ed al riguardo non è nemmeno il caso che io scomodi la evocazione del principio di assoluta libertà di azione di qualsiasi Parlamentare della Repubblica". <br /><br />"Il clamore di questi giorni, se così si può dire, è stato determinato dalla svolta obiettiva, reale, concreta e costituente dato contenuto in atti liberamente consultabili, che la Polizia Scientifica italiana è stata messa in condizione di ricostruire in maniera inconfutabile la dinamica degli accadimenti che si conclusero con la uccisione dei due giornalisti a Mogadiscio, in conseguenza del rinvenimento e del sequestro dell'auto in cui gli stessi furono uccisi". <br /><br />"La ricostruzione dimostra in maniera incontrovertibile, come riconosciuto dalla intera Commissione, che Ilaria Alpi non fu vittima di una "esecuzione" attuata sparando un colpo a contatto con il capo della povera giornalista, come ancora si continua a dire, a dispetto della verità, dai signori Alpi e da un consulente della Commissione attraverso la recentissima pubblicazione di un libro. Ilaria Alpi fu vittima di un colpo appartenuto ad una sventagliata di mitra effettuata dal commando in seguito all'azione dell'uomo della scorta di Ilaria Alpi che ebbe la sventatezza di sparare per primo". <br /><br />"Questa verità, onorevole Presidente, cozza con le convinzioni coltivate per undici anni e non è digerita da nessuno, a partire dai coniugi Alpi, che mi hanno platealmente e personalmente accusato di essere al servizio di qualche interesse e di qualche politico, con chiaro riferimento alla filiera De Michelis - Craxi - Berlusconi. In questo quadro si inserisce la grottesca iniziativa della Procura di Roma, attualmente sotto indagine, con riferimento a taluni suoi appartenenti, presso la Procura di Perugia, persino per volere dei signori Alpi". <br /><br />"L'iniziativa in questione si è espressa con la elevazione di un fantomatico conflitto di attribuzioni, tale da considerarsi per la elementare ragione che la medesima Procura di Roma è stata ed è ben libera, ma si è ben guardata dal farlo, di compiere gli accertamenti che crede sull'auto sequestrata, mentre non sta scritto in nessuna parte che "per salvaguardare la genuinità delle prove" la Commissione avrebbe dovuto compiere gli accertamenti di sua esclusiva competenza insieme ai magistrati, compimento di atti congiunti, questo, che sarebbe imposto dal fatto che le Commissioni parlamentari inquirenti non avrebbero i poteri dell'Autorità Giudiziaria, in palese violazione, come Ella, onorevole Presidente, ben sa, della precisa ed inequivocabile previsione costituzionale di cui all'articolo 82". <br /><br />"Non tollero, onorevole Presidente, che qualcuno pensi di potersi sovrapporre al lavoro della Commissione e condizionarne i risultati; né tollero che si dia corso ad una campagna mediatica perché, a forza di ripetere che le conclusioni della Commissione non sono vere, si finisca per indurre la convinzione nella gente che effettivamente non lo siano, allo stesso modo in cui per undici anni, a forza di ripetere cose false, persino io avevo ritenuto che fossero vere". <br /><br />"Un'ultima cosa, onorevole Presidente, non tollero: che qualcuno, a cominciare dai coniugi Alpi, accusi, come già fatto inammissibilmente dalla Procura di Roma, la Commissione da me presieduta di "inquinamento delle indagini". Né tollero che si sfrutti la mia esposizione mediatica e la mia immagine di persona fortemente motivata nello svolgimento delle proprie funzioni, per cercare di mandare a carte quarantotto i risultati che, forse per la prima volta nella storia della Repubblica, una Commissione Parlamentare d'inchiesta è stata in grado di raggiungere nell'ambito di uno dei tanti misteri d'Italia, smascherando ricostruzioni false della dinamica dei fatti, mettendo in condizione l'Autorità Giudiziaria di perseguire gli assassini e forse di rimediare ad un errore giudiziario consumato con la condanna di un giovane somalo per la uccisione dei due giornalisti". <br /><br />"Per queste affermazioni, onorevole Presidente, i coniugi Alpi e l'avvocato D'Amati che dichiara di parlare a loro nome, saranno presi nella migliore considerazione, da me con la produzione immediata di querela per diffamazione, e al prossimo Ufficio di Presidenza dalla Commissione tutta per stabilire le iniziative giudiziarie da assumere nei loro confronti".<br /><br />On. Prof. Carlo Taormina<br />(5 luglio 2005)<br />Scritto 13 ore fa · Commenta · Mi piaceNon mi piace più · Segnala la nota A te e altri 5 piace questo elemento. A 5 persone piace questo elemento.Titta Vadalà alle 14.54 del 19 marzo<br />non credi che sia il caso di sollevare la questione..politicissima....della revisione della legislazione che definisce ciò che è "segreto" e ciò che non lo è?<br />non sono esperta in materia ma alla luce di quello che accade oggi credo sia sempre più necessario "APRIRE GLI ARMADI"..o le banche dati...hitech parlando...Roberto Di Nunzio alle 15.55 del 19 marzo<br />Il problema ... Visualizza altroè molto complesso e - almeno nel caso della Commissione Alpi - può risolverlo solo il leglislatore. Documenti coperti già all'origine dal 'segreto istruttorio' imposto dalla procure sono stati secretati una seconda volta dal presidente della Commissione. Una volta che (per mille motivi) viene a cadere il segreto istruttorio rimane quello (pressochè tombale) della Commissione. Ora, se io - per esempio - fossi a conoscenza dei contenuti di quei documenti sembra che non possa rivelarne nemmeno ua virgola perchè addirittura potrei incorrere in un reato (che suona come una roba da tempo di guerra) a cavallo tra lo 'spionaggio' e la 'rivelazione di segreto di stato'... E qui - ad oggi - siamo rimasti impantanatiElettra Deiana alle 16.05 del 19 marzo<br />La riforma dei servizi con annessa revisione di ciò che riguarda il segreto di stato, la secretazioni degli atti e quant'altro c'... Visualizza altroè già stata nella XV Legislatura e non è delle migliori. I lavori della Commssione Alpi hanno subito i condizionamenti negativi e "ossessivi" che sottolinea Roberto Di Nunzio. Nonostante questo, erano emersi dati che confermavano l'esistenza di molti punti oscuri nelle dinamiche, nelle ragioni di molti episodi e negli esiti della vicenda, soprattutto nella fase finale. Io non avevo nessuna posizione predeterminata rispetto all'assassinio dei due giornalisti e per quello che sapevo della situazione in Somalia (che conoscevo abbastanza bene) poteva trattarsi anche di un "incidente" di guerra. Alla fine dei lavori invece ero arrivata alla conclusione che l'ipotesi dell'agguato programmato ad personam fosse tutt'altro che peregrina. Ci sarebbe stato bisogno di una ripresa di lavoro da parte della magistratura. Ma non ci fu seguito.Titta Vadalà alle 16.39 del 19 marzo<br />cari mi confermate che la riforma del segreto di stato e di tutti gli annessi e connessi DEVE ESSERE un punto qualificante della(ahimè non molto) prossima campagna elettorale di qualsivoglia forza della sinistra e per la democrazia..occorrerà ricordarlo ai futuri candidati...Ghirmawit Seyoum alle 17.24 del 19 marzo<br />che vergogna! quante verità nascoste! è come se li avessero uccisi per la seconda volta e questa volta nel peggiore dei modi.Roberto Di Nunzio alle 18.08 del 19 marzo<br />@Elettra. Hai ragione. Tuttavia la gestione dei documenti segreti - come ricorderai - fu motivo di grandi tensioni dentro la Commissione. Avendone studiati con grande attenzione molti, questi racchiudevano (e racchiudono ancora oggi) molti passaggi fondamentali per svelare, nodo dopo nodo, gran parte della rete che tiene insieme il cosiddetto ' altromistero' dell'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Senza quei documenti non vi potranno mai essere certezze e riscontri su chi fossero i mandanti del duplice omicidio e del perchè vennero uccisi i due giornalisti del Tg3. Persino la magistratura, oggi, avrebbe giuridicamente difficoltà a superare il segreto apposto dalla Commissione sull'intera mole dei documenti e atti segreti depositati a Palazzo San Macuto. Questo è un punto forte e imprescindibile da risolvere... Come?Elettra Deiana alle 23.21 del 19 marzo<br />Sono d'accordo: la gestione dei documenti creò non solo tensioni ma scontri. Sono anche d'accordo che un'approfondita analisi dei medesimi porterebbe alla luce non credo direttamente la verità ma altri elementi utili per arrivarci. Un'altra commissione parlamentare? Un decisa ripresa dell'iniziativa della magistratura? Una campagna di opinione che vada oltre le persone che hanno sempre seguito la vicenda? Forse soprattutto un altro clima politicoUnknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-66656343864018087012009-02-15T07:16:00.000-08:002009-03-19T20:04:30.589-07:00IL BLOG E' DEDICATO AD ILARIA ALPI20 marzo 1994 - 20 marzo 2009: 15 anni senza verità e giustizia. Per non dimenticare Ilaria e Miran<br />una donna coraggiosa <br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVhTXoMLWpsDoF-mW8a-IzPb-Wwtf4ttspvRbzb8qDo7GObgrT5hC6e16KD04Hl1sCUl3YPHNlDuCQIaHlfAWuF4nmhVG5wJv-cBppNYLSHNraXx60DTly-hEDWVB4KlKbsAFKhq89gIKZ/s1600-h/ilaria+alpi.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 326px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVhTXoMLWpsDoF-mW8a-IzPb-Wwtf4ttspvRbzb8qDo7GObgrT5hC6e16KD04Hl1sCUl3YPHNlDuCQIaHlfAWuF4nmhVG5wJv-cBppNYLSHNraXx60DTly-hEDWVB4KlKbsAFKhq89gIKZ/s400/ilaria+alpi.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5303043388629842290" /></a><br /><br /><object width="4oo" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/WVFrdxaQUYs&hl=en&fs=1"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/WVFrdxaQUYs&hl=en&fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="344"></embed></object><br /> ---------------------------------<br />Il 20 marzo 1994 in Somalia a Mogadiscio Nord, vengono barbaramente assassinati Ilaria Alpi (32 anni, giornalista RAI) e il suo operatore Miran Hrovatin (nell'immagine).<br />In RAI dal 1990 Ilaria Alpi aveva già lavorato a Parigi, in Marocco, Belgrado, Zagabria. Era la settima volta che veniva inviata in Somalia dal settembre 1992.<br />Era in atto la missione "Restore Hope" in ambito O.N.U., vi prendevano parte anche le truppe militari italiane. Nonostante ciò i soccorsi sono stati tardivi, non si sono accertate immediatamente le responsabilità dell'accaduto, anzi, il tutto è avvenuto con modalità contraddittorie e inquietanti.<br /><br />Basti dire che non si sono trovati i quadernoni su cui Ilaria Alpi era solita annotare le sue attività giornalistiche.<br /><br />Quali sono i motivi dell'inspiegabile esecuzione (perché di una vera e propria esecuzione si è trattato)?<br /><br />L'ipotesi è che Ilaria Alpi fosse venuta a conoscenza di un traffico di armi o di scorie radioattive provenienti dall'Italia o dall'Europa più in generale, e questo deve avere "infastidito" qualcuno.<br />Come nel caso Ustica le autorità militari, almeno finora, non hanno brillato per chiarezza e disponibilità. Un processo si è già celebrato, ma non è giunto a nulla di significativo.<br /><br /><br /><br /><br />20 Marzo 1994 - 20 Marzo 2009. 15 anni fa a Mogadiscio, in Somalia, venivano barbaramente assassinati Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Due persone, due giornalisti italiani inviati Rai che erano in Somalia per svolgere il proprio mestiere con passione e professionalità. Per raccontare quello che stava succedendo in quel martoriato paese. <br /><br /> <br /><br />Inoltre in questi giorni saranno pubblicati su questo sito le iniziative e i programmi tv che si occuperanno di loro e delle loro storie. Continua...<br /><br /><br />Il Caso Ilaria Alpi<br /><br /><br />20 MARZO 1994 - A Mogadiscio, un commando somalo uccide Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai, e l'operatore Miran Hrovatin, in Somalia per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e le operazioni militari lanciate dagli Usa con il nome di "Restor Hope", con l'appoggio di numerose nazioni alleate, compresa l'Italia, per porre fine alla guerra interna e ristabilire un minimo di legalità nel disastroso scenario somalo.<br />22 MARZO 1994 - La Procura di Roma apre un'inchiesta. .<br />4 LUGLIO 1994 - Il padre della giornalista, Giorgio Alpi, parla di esecuzione, ricordando che la figlia, poco prima di morire, aveva intervistato il sultano di Bosaso e aveva annotato tutto su un taccuino poi scomparso. .<br />9 APRILE 1995 - Il sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Bogar, risulta tra gli indagati quale mandante del delitto. La sua posizione sarà però archiviata. .<br />20 MARZO 1996 - Il Procuratore capo di Roma, Michele Coiro, affianca, nell'inchiesta, al dottor De Gasperis il dottor Giuseppe Pititto. .<br />4 MAGGIO 1996 - Giuseppe Pititto dispone la riesumazione della salma di Ilaria, l'autopsia e nomina consulenti medici e balistici. .<br />25 GIUGNO 1996 - Per la seconda perizia balistica il colpo contro Ilaria Alpi fu sparato a bruciapelo da una certa distanza. Alla stessa conclusione arriva la terza perizia il 18 novembre 1997. Per i periti si trattò di un'esecuzione.<br />DAL NOVEMBRE 1996 la Procura della Repubblica di Asti, specializzata in reati come il traffico internazionale di rifiuti tossici e radioattivi in partenza ed in transito dall'Italia, ha a disposizione una copiosa documentazione che contiene nomi e fatti, ed evidenzia numerose circostanze legate a questi traffici, comprese le generalità dei faccendieri che li dirigono nell'ombra, gli intrecci con i mercanti d'armi e perfino la mappatura completa che dimostra come ai tempi dell'omicidio tutto convergesse sulla Somalia, oltre che sui territori di altri Paesi dell'Africa costiera. Questa documentazione sembra scomparsa nel nulla, forse dimenticata anche dalla stessa Commissione Parlamentare sul traffico dei rifiuti. Ilaria Alpi era già stata in Somalia prima del 1994, e conosceva bene la situazione.<br />15 LUGLIO 1997 - Il Procuratore capo dottor Salvatore Vecchione avoca a sé l'inchiesta, affiancato dal dottor Franco Jonta. Questa decisione avviene due giorni prima dell'arrivo a Roma di due testimoni oculari: l'autista e la guardia del corpo di Ilaria. L'arrivo dei due testimoni era stato organizzato dal dottor Pititto con la collaborazione della Digos di Udine. <br />12 GENNAIO 1998 - Viene arrestato per concorso nel duplice omicidio il somalo Hashi Omar Hassan, a Roma da due giorni per testimoniare alla commissione sulle presunte violenze dei soldati italiani in Somalia. Hassan è identificato dall'autista di Alpi. <br />18 GENNAIO 1999 - Comincia il processo ad Hassan. <br />9 LUGLIO 1999 - Hassan è assolto. Il pm aveva chiesto la condanna all'ergastolo. <br />24 NOVEMBRE 2000 - La corte d'Assise d'Appello di Roma condanna all'ergastolo Hashi Omar Hassan. Il somalo viene riconosciuto come uno dei sette componenti del commando che ha ucciso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. <br />10 OTTOBRE 2001 - La prima sezione penale della Cassazione annulla la sentenza impugnata ''limitatamente all'aggravante della premeditazione e al diniego delle circostanze attenuanti generiche''. <br />10 MAGGIO 2002 - Si apre il processo d'appello bis davanti alla corte d'Assise d'Appello di Roma presieduta da Enzo Rivellese. <br />24 GIUGNO 2002 - Il sostituto procuratore generale Salvatore Cantaro chiede la conferma dell'ergastolo per Hassan. ''È provato - afferma - che Hassan era uno dei sette componenti del commando che attese Ilaria e Miran per due ore''. <br />28 MARZO 2003 - Esce il film di Ferdinando Vicentini Orgnani "Il più crudele dei giorni", con Giovanna Mezzogiorno nella parte di Ilaria. Merito del film è quello di riportare l'attenzione sul caso Alpi. <br />6 GIUGNO 2003 - Alla nona edizione del Premio Ilaria Alpi, a Riccione, il deputato dei Ds, Valerio Calzolaio, annuncia di aver depositato a nome di esponenti di tutti i gruppi parlamentari, da An a Rifondazione Comunista, la proposta di istituire una Commissione d'Inchiesta sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin . <br />31 LUGLIO 2003 - Viene istituita con deliberazione della Camera dei deputati la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. <br />21 GENNAIO 2004 - Si insedia la Commissione parlamentare d'inchiesta. L'istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta è giunta dopo dieci anni di verità sospese sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Fino ad ora, infatti, sul caso è emerso solo qualche brandello di verità ufficiale. <br />28 FEBBRAIO 2006- La Commissione Parlamentare d'inchiesta ha chiuso i lavori. All'interno della Commissione i deputati di maggioranza hanno approvato le conclusioni proposte dal Presidente Carlo Taormina, mentre l'opposizione non ha approvato il documento. I componenti di centrosinistra hanno prodotto un Rapporto di Minoranza; mentre il deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli ha presentato una terza relazione sulle conclusioni a cui la Commissione è giunta in due anni di lavoro. <br />AGOSTO-SETTEMBRE 2005- Per tenere viva l'attenzione sul caso, nell'agosto e nel settembre 2005, l'Associazione Ilaria Alpi/Comunità Aperta è andata in Somalia, realizzando un viaggio sulle tracce di Ilaria e Miran. Dal viaggio sono nati un reportage giornalistico e una mostra fotografica. <br />03 GIUGNO 2006 - L'Associzione Ilaria Alpi scrive al Presidente del Consiglio Romano Prodi,affinchè il Governo si attivi per fare piena luce sulla morte dei due giornalisti Ilaria Alpi e MIran Hrovatin.Segnalando che nel corso della serata di apertura della XII edizione del Premio Ilaria Alpi, il Presidente dela SOmalia Abdulhai Yusuf Ahmed ha riconfermato la volontà del suo governo di collaborare con quello italiano <br />20 GIUGNO 2006 - Il Presidente del consiglio Romano Prodi riceve Giorgio e Luciana Alpi. Romano Prodi si è assunto un "serio impegno" con i genitori della giornalista Ilaria Alpi, per valutare le modalità e la base per riavviare un ragionamento sulle circostanze della morte di Ilaria e di Miran <br />18 LUGLIO 2006 - Dopo Romano Prodi,a nche il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, ha ricevuto Giorgio e Luciana Alpi. Il neo presidente della Camera ha confermato l'interesse da parte del Governo per il caso Alpi-Hrovatin <br />25 GIUGNO 2007 - La Commissione Esteri del Senato della Repubblica sta valutando e mettendo in evidenza gli elementi che motivano la costituzione di una nuova commissione d'inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ha udito Luciana Alpi e Mariangela Gritta Grainer in rappresentanza dell'Associazione Ilaria Alpi <br />10 LUGLIO 2007 - Il Pm Franco Ionta, titolare del procedimento sul caso Alpi/Hrovatin presso la Procura di Roma, ha chiesto in data 12 giugno scorso l'archiviazione del caso. L'impossibilità di identificare i responsabili degli omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin al di fuori di Hashi Omar Hassan, il miliziano somalo condannato a 26 anni di reclusione per il duplice omicidio avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo 1994, sono le motivazioni sostenute dal Pm. <br />------------------------------------------------<br /><br />------------------------------------<br /><br />-E' uscito il bando della XV edizione del Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi<br />04 FEBBRAIO 2009<br /><br />"Ricevere il Premio Giornalistico Televisivo " Ilaria Alpi è stato un grande onore. Il Premio dimostra come ci sia ancora posto per tutti coloro che decidono di esercitare questo mestiere contro corrente. Purtroppo, oggi, il giornalismo d'inchiesta è spesso negato, anche nei paesi occidentali che si dicono democratici. Per il nostro mestiere è quindi vitale che un premio come questo esista e perduri". Queste le significative parole con cui Gwenlaouen Le Gouil, (nella foto durante la premiazione) giornalista francese vincitore del Premio Ilaria Alpi Reportage Internazionali 2008 riassume il valore del Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi, giunto quest'anno alla sua XV edizione. <br /><br />Il concorso, riservato a servizi ed inchieste giornalistiche televisive che trattino temi di impegno civile e sociale (solidarietà, non violenza, giustizia, diritti umani, lavoro), in quindici anni ha visto la presenza dei più importanti nomi del giornalismo italiano ed internazionale. Il bando della XV edizione del Premio Ilaria Alpi è appena stato pubblicato ed è disponibile a questo link. Leggi il bando e il comunicato stampa.<br /><br /><br /><br />-------------------------------------<br />....................................<br /><br />... giovedì 2 ottobre 2008<br />2 ottobre: Pacifismo e Resistenza <br />Sarò sincera: questo pezzo mi è stato commissionato, e scrivere su commissione non mi viene bene. Quando Enrico me lo ha chiesto, ho pensato: come diavolo li lego, Gandhi e La Resistenza? Insomma sì, genericamente si può parlare di impegno civile e di senso civico, ma io cercavo una connessione meno epidermica, e, se possibile, più specifica. <br />Allora ho cominciato a guardare (di nuovo) tutti i video del gruppo postati su youtube e mi sono lasciata prendere, come mi capita sempre davanti alle idee che non restano idee, ma si fanno progetto. E ho letto di Gandhi: la lotta per il rispetto dei diritti delle minoranze, la strategia di non-cooperazione con gli inglesi, la formazione culturale senza pregiudizi, aperta a tutte le religioni, l'induista, la musulmana, addirittura la cattolica, e, infine, la Satyagraha, che da movimento politico-filosofico basato sui due capisaldi della verità e della nonviolenza, si è trasformato in quell'enorme resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indipendenza.<br /><br />E mi sono domandata: cosa succederebbe se a firmare la storia non fossero gli Alessandro e i Cesare, i Napoleone e i Mussolini? <br />Cosa cambierebbe nel mondo se a scrivere le pagine dei nostri libri scolastici fossero i Socrate, i Montesquieu, i Martin Luter King e i Gandhi? Forse, solo forse, alleneremmo migliori generazioni di studenti e di cittadini.<br /> Forse lo spirito di cooperazione internazionale che anima le Nazioni Unite non avrebbe bisogno di essere ribadito dedicando una giornata, oggi, 2 ottobre, alla non-violenza. Forse avremmo più rispetto per le istituzioni e ci penseremmo qualche minuto di più in cabina elettorale, prima di mettere la croce su un nome. <br />O magari un gruppo di ragazzi con un sogno musicale non proprio in linea coi gusti della massa non dovrebbe autogestirsi, ma avrebbe un produttore che gli organizza e gli finanzia il lavoro. <br />Cosa significa vincere o perdere, nella vita e nella storia? Per me vincere significa dare corpo ad un ideale con l'azione, anche se poi, nel concreto, quell'azione resta vana e non porta a risultati immediati. Significa seminare qualcosa che germogli, anche nel terreno di altri, anche se poi il più grande pacifista della storia viene trapassato da tre colpi di pistola. Significa crederci, a quello che chiamano "mondo migliore", e non sentirlo solo come uno slogan di buoni sentimenti. <br />Così alla fine di un pomeriggio che sarebbe dovuto essere di decreti ingiuntivi e querele di parte, ho trovato il legame che cercavo, profondo, viscerale, intenso, condensato in due parole: verità e non-violenza. Il motto di Gandhi, il sottotitolo che io metterei ad ogni canzone di questi ragazzi. Certo, la loro musica, agli occhi dei vincitori, non cambierà il mondo. Ma agli occhi dei perdenti come me, lo rende un posto migliore in cui vivere. <br />In bocca al lupo. Marina <br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-aiZIldteYzinwqnnANN2RijUURBlpAcOpJIABhVv2UphfHyvNwSPWSwi3yaNrUFnMo_7eRtVDzvFtVyI8nUHjecPZbxkSoeGgPwJOBNMdsngYVDuZ6Ah4_dW4tY8e22Fofk2YWFKpf0_/s1600-h/asino+mercenario.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 276px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-aiZIldteYzinwqnnANN2RijUURBlpAcOpJIABhVv2UphfHyvNwSPWSwi3yaNrUFnMo_7eRtVDzvFtVyI8nUHjecPZbxkSoeGgPwJOBNMdsngYVDuZ6Ah4_dW4tY8e22Fofk2YWFKpf0_/s400/asino+mercenario.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5303043734456334162" /></a> Un asino mercenario con il suo mercenario asino .<br />---------------------------------<br />-----------------------------------------------------<br /><br /><strong>Bambini soldato, 250mila con il kalashnikov in mano<br />Fonte: RaiNews24 - 15 ottobre 2008<br />Mai più un kalashnikov imbracciato da un bambino: è l'istruzione l'unica 'arma utile' ad assicurare un futuro di speranza a 37 milioni di bambini che ancora non possono andare a scuola a causa delle guerre. <br />Eppure nel 2007 i Paesi in conflitto e instabili hanno speso 17,8 miliardi di dollari in armi, tre volte quanto necessario per garantire l'istruzione primaria ai bambini che li abitano, mentre i Paesi del G8 -Italia compresa- detengono l'84 per cento delle esportazioni di armi nel mondo. <br />La denuncia arriva dal rapporto di Save the Children, 'Bambini e armi. L'istruzione per combattere la guerra', pubblicato per il lancio della terza edizione della campagna 'Riscriviamo il futuro', che in due anni ha garantito un'istruzione di qualità a 6 milioni di bambini che vivono in nazioni colpite o reduci da conflitti armati, e punta a raggiungere quota 8 milioni entro il 2010. <br /> <br />“I Paesi del G8 - ha ammonito Save The Children - 'non possono dare aiuti nell'istruzione e impegnarsi solennemente a garantirla a tutti i bambini, in particolare a quelli nei Paesi in conflitto, e allo stesso tempo esportare armi leggere verso quelle stesse nazioni'. E ha aggiunto: 'Se veramente abbiamo a cuore il futuro dei minori afflitti da guerre, comprese le migliaia di bambini-soldato, bisogna non solo incrementare gli investimenti nell'istruzione, ma affrontare il nodo del commercio indiscriminato di armi leggere”. <br />Secondo il rapporto dell'organizzazione internazionale, ancora oggi almeno 250.000 minori di cui il 40% bambine sono impiegati come soldati, spie, facchini, cuochi, 'mogli' dei combattenti e arruolati in eserciti non governativi in almeno 24 nazioni e territori. Bambini costretti a commettere violenza ma anche a subirla: negli ultimi anni almeno 2 milioni sono stati uccisi dal fuoco delle armi leggere e 6 milioni feriti, resi disabili o traumatizzati perché obbligati ad assistere a episodi di abusi e violenze. <br />Poi ci sono i 22 milioni di bambini profughi e sfollati a seguito di guerre, e le 8-10.000 piccole vittime che ogni anno muoiono o rimangono mutilate per l'esplosione degli ordigni, in particolare di tipo 'a grappolo', che restano nascosti nel terreno. <br /><br /><br /><br /><br />----------------------------<br /><blockquote><strong>CLUSTER BOMBS: L’ITALIA MANTENGA LA PAROLA DATA AD OSLO<br />Fonte: Campagna Italiana contro le Mine - 03 dicembre 2008<br />Oggi si è aperta alla firma la Convenzione che mette al bando le munizioni cluster a causa dei loro effetti umanitari indiscriminati. Il Sottosegretario Vincenzo Scotti ha sottoscritto il trattato per l’Italia, che ha partecipato attivamente a tutte le tappe del percorso negoziale denominato “Processo di Oslo”. <br /><br />Nel suo discorso durante la cerimonia di firma, il Sottosegretario ha sottolineato che l’Italia ha ben chiari i propri impegni tra cui una rapida ratifica della convezione, un sostegno alla sua universalizzazione ed un rinnovato supporto alle attività correlate come la bonifica umanitaria e l’assistenza alle vittime. <br /><br />“Le parole pronunciate del Sottosegretario in questa occasione di portata storica sono incoraggianti ma rischiano di essere sconfessate nei fatti dall’azzeramento del Fondo per lo Sminamento Umanitario di cui non c’è più traccia nella legge finanziaria in discussione,” dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana contro le mine. <br /><br />“Ci aspettiamo che il Sottosegretario eserciti le sue prerogative per colmare il vuoto creato dall’annullamento degli stanziamenti dedicati a queste attività umanitarie e di cooperazione, garantendo la coerenza dell’azione di governo con gli impegni assunti e la credibilità del nostro Paese a livello internazionale,” continua Schiavello. <br /><br />Alla vigilia della discussione della Finanziaria è stato presentato, a firma dei Senatori Allegrini (PdL), Amati (PD) ed altri Senatori provenienti dai diversi gruppi, un emendamento promosso dalla Campagna Italiana per il ripristino del Fondo. <br /><br />La Campagna Italiana si appella al Senato affinché questo emendamento venga sostenuto all’unanimità dimostrando realmente e concretamente l’interesse dichiarato verso la salvaguardia della vita e dei diritti fondamentali delle popolazioni civili. <br /><br />Note: <br />Per ulteriori informazioni visitate il sito della Campagna all'indirizzo http://www.campagnamine.org/ <br /><br />La Campagna Italiana contro le Mine è parte attiva della Rete Italiana per il Disarmo <br /><br />.</strong></blockquote><br /><br /><br />SCHEDA<br />Armi in Italia: tra lobby e direttive <br />Fonte: L'Espresso - 17 luglio 2008<br />Mentre la camorra torna a uccidere, lo Stato non sa neppure quante armi possano circolare o siano vendute legalmente in province come Napoli e Caserta. Gli archivi delle questure, soprattutto al Sud, non sono ancora informatizzati. I dati sul porto d'armi sono raccolti manualmente e gli archivi cartacei vengono aggiornati con ritardi da tre a cinque anni. <br /><br />È uno storico deficit tecnologico che i poliziotti stanno cercando faticosamente di colmare: l'obiettivo è di creare, a partire dal 2009, un archivio informatico di tutte le armi da fuoco. I tecnici del Viminale vorrebbero così anticipare gli effetti della direttiva approvata in dicembre dal Parlamento europeo. Entro il 2015 tutti gli Stati dell'Unione dovranno attivare un database e conservare per almeno vent'anni le informazioni obbligatorie sulle vendite di pistole, fucili, mitra e relative munizioni. La direttiva è stata approvata in dicembre con 588 voti favorevoli, 11 astenuti e 14 contrari: unico italiano a votare no, il leghista Francesco Speroni. Nel lungo dibattito sembravano contrari anche gli eurodeputati della Finlandia. Alla vigilia del voto, però, un diciottenne di Tuusula ha ucciso a fucilate otto compagni di liceo e poi si è sparato. La strage ha scioccato un Paese dove le armi, per motivi storici, sono molto diffuse. E dove il tasso di morti per armi da fuoco è il triplo dell'Italia. <br /><br />A quel punto anche la Finlandia ha votato per controlli più severi. Negli Stati Uniti, al contrario, la Corte Suprema a maggioranza conservatrice ha riaffermato di recente che armarsi è un diritto individuale sancito dalla Costituzione americana. Una vittoria della potente lobby delle armi, nononostante l'allarme per le continue stragi nelle scuole, dal liceo di Columbine (15 morti compresi i due studenti-killer nel '99) all'Università di Virginia Tech (33 vittime nell'aprile 2007). Ogni anno negli Stati Uniti si vendono cinque milioni di pistole, mitra e fucili. E il tasso di mortalità per armi da fuoco è sette volte superiore all'Italia.</strong>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-77229657361624597682009-02-10T22:32:00.000-08:002009-02-16T12:38:48.308-08:00Il Caso Ilaria Alpi20 MARZO 1994 - A Mogadiscio, un commando somalo uccide Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai, e l'operatore Miran Hrovatin, in Somalia per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e le operazioni militari lanciate dagli Usa con il nome di "Restor Hope", con l'appoggio di numerose nazioni alleate, compresa l'Italia, per porre fine alla guerra interna e ristabilire un minimo di legalità nel disastroso scenario somalo.<br />22 MARZO 1994 - La Procura di Roma apre un'inchiesta. .<br />4 LUGLIO 1994 - Il padre della giornalista, Giorgio Alpi, parla di esecuzione, ricordando che la figlia, poco prima di morire, aveva intervistato il sultano di Bosaso e aveva annotato tutto su un taccuino poi scomparso. .<br />9 APRILE 1995 - Il sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Bogar, risulta tra gli indagati quale mandante del delitto. La sua posizione sarà però archiviata. .<br />20 MARZO 1996 - Il Procuratore capo di Roma, Michele Coiro, affianca, nell'inchiesta, al dottor De Gasperis il dottor Giuseppe Pititto. .<br />4 MAGGIO 1996 - Giuseppe Pititto dispone la riesumazione della salma di Ilaria, l'autopsia e nomina consulenti medici e balistici. .<br />25 GIUGNO 1996 - Per la seconda perizia balistica il colpo contro Ilaria Alpi fu sparato a bruciapelo da una certa distanza. Alla stessa conclusione arriva la terza perizia il 18 novembre 1997. Per i periti si trattò di un'esecuzione.<br />DAL NOVEMBRE 1996 la Procura della Repubblica di Asti, specializzata in reati come il traffico internazionale di rifiuti tossici e radioattivi in partenza ed in transito dall'Italia, ha a disposizione una copiosa documentazione che contiene nomi e fatti, ed evidenzia numerose circostanze legate a questi traffici, comprese le generalità dei faccendieri che li dirigono nell'ombra, gli intrecci con i mercanti d'armi e perfino la mappatura completa che dimostra come ai tempi dell'omicidio tutto convergesse sulla Somalia, oltre che sui territori di altri Paesi dell'Africa costiera. Questa documentazione sembra scomparsa nel nulla, forse dimenticata anche dalla stessa Commissione Parlamentare sul traffico dei rifiuti. Ilaria Alpi era già stata in Somalia prima del 1994, e conosceva bene la situazione.<br />15 LUGLIO 1997 - Il Procuratore capo dottor Salvatore Vecchione avoca a sé l'inchiesta, affiancato dal dottor Franco Jonta. Questa decisione avviene due giorni prima dell'arrivo a Roma di due testimoni oculari: l'autista e la guardia del corpo di Ilaria. L'arrivo dei due testimoni era stato organizzato dal dottor Pititto con la collaborazione della Digos di Udine. <br />12 GENNAIO 1998 - Viene arrestato per concorso nel duplice omicidio il somalo Hashi Omar Hassan, a Roma da due giorni per testimoniare alla commissione sulle presunte violenze dei soldati italiani in Somalia. Hassan è identificato dall'autista di Alpi. <br />18 GENNAIO 1999 - Comincia il processo ad Hassan. <br />9 LUGLIO 1999 - Hassan è assolto. Il pm aveva chiesto la condanna all'ergastolo. <br />24 NOVEMBRE 2000 - La corte d'Assise d'Appello di Roma condanna all'ergastolo Hashi Omar Hassan. Il somalo viene riconosciuto come uno dei sette componenti del commando che ha ucciso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. <br />10 OTTOBRE 2001 - La prima sezione penale della Cassazione annulla la sentenza impugnata ''limitatamente all'aggravante della premeditazione e al diniego delle circostanze attenuanti generiche''. <br />10 MAGGIO 2002 - Si apre il processo d'appello bis davanti alla corte d'Assise d'Appello di Roma presieduta da Enzo Rivellese. <br />24 GIUGNO 2002 - Il sostituto procuratore generale Salvatore Cantaro chiede la conferma dell'ergastolo per Hassan. ''È provato - afferma - che Hassan era uno dei sette componenti del commando che attese Ilaria e Miran per due ore''. <br />28 MARZO 2003 - Esce il film di Ferdinando Vicentini Orgnani "Il più crudele dei giorni", con Giovanna Mezzogiorno nella parte di Ilaria. Merito del film è quello di riportare l'attenzione sul caso Alpi. <br />6 GIUGNO 2003 - Alla nona edizione del Premio Ilaria Alpi, a Riccione, il deputato dei Ds, Valerio Calzolaio, annuncia di aver depositato a nome di esponenti di tutti i gruppi parlamentari, da An a Rifondazione Comunista, la proposta di istituire una Commissione d'Inchiesta sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin . <br />31 LUGLIO 2003 - Viene istituita con deliberazione della Camera dei deputati la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. <br />21 GENNAIO 2004 - Si insedia la Commissione parlamentare d'inchiesta. L'istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta è giunta dopo dieci anni di verità sospese sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Fino ad ora, infatti, sul caso è emerso solo qualche brandello di verità ufficiale. <br />28 FEBBRAIO 2006- La Commissione Parlamentare d'inchiesta ha chiuso i lavori. All'interno della Commissione i deputati di maggioranza hanno approvato le conclusioni proposte dal Presidente Carlo Taormina, mentre l'opposizione non ha approvato il documento. I componenti di centrosinistra hanno prodotto un Rapporto di Minoranza; mentre il deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli ha presentato una terza relazione sulle conclusioni a cui la Commissione è giunta in due anni di lavoro. <br />AGOSTO-SETTEMBRE 2005- Per tenere viva l'attenzione sul caso, nell'agosto e nel settembre 2005, l'Associazione Ilaria Alpi/Comunità Aperta è andata in Somalia, realizzando un viaggio sulle tracce di Ilaria e Miran. Dal viaggio sono nati un reportage giornalistico e una mostra fotografica. <br />03 GIUGNO 2006 - L'Associzione Ilaria Alpi scrive al Presidente del Consiglio Romano Prodi,affinchè il Governo si attivi per fare piena luce sulla morte dei due giornalisti Ilaria Alpi e MIran Hrovatin.Segnalando che nel corso della serata di apertura della XII edizione del Premio Ilaria Alpi, il Presidente dela SOmalia Abdulhai Yusuf Ahmed ha riconfermato la volontà del suo governo di collaborare con quello italiano <br />20 GIUGNO 2006 - Il Presidente del consiglio Romano Prodi riceve Giorgio e Luciana Alpi. Romano Prodi si è assunto un "serio impegno" con i genitori della giornalista Ilaria Alpi, per valutare le modalità e la base per riavviare un ragionamento sulle circostanze della morte di Ilaria e di Miran <br />18 LUGLIO 2006 - Dopo Romano Prodi,a nche il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, ha ricevuto Giorgio e Luciana Alpi. Il neo presidente della Camera ha confermato l'interesse da parte del Governo per il caso Alpi-Hrovatin <br />25 GIUGNO 2007 - La Commissione Esteri del Senato della Repubblica sta valutando e mettendo in evidenza gli elementi che motivano la costituzione di una nuova commissione d'inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ha udito Luciana Alpi e Mariangela Gritta Grainer in rappresentanza dell'Associazione Ilaria Alpi <br />10 LUGLIO 2007 - Il Pm Franco Ionta, titolare del procedimento sul caso Alpi/Hrovatin presso la Procura di Roma, ha chiesto in data 12 giugno scorso l'archiviazione del caso. L'impossibilità di identificare i responsabili degli omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin al di fuori di Hashi Omar Hassan, il miliziano somalo condannato a 26 anni di reclusione per il duplice omicidio avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo 1994, sono le motivazioni sostenute dal PmUnknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7614478605924915996.post-8662027632389512742008-03-19T20:18:00.000-07:002009-03-19T20:19:34.480-07:00RACHEL CARRIE<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguZds0zMNyMw6KfUygNd1YuK3Gcop0SrZHuE4h77-ZGf_R9JwS4tDG7Rak-dVk2aeRGNrvaA9VuRyG_Mm_B26QhevV6BEKpYghLfUnkvGW-EalWt8mRdfqNFNYvjPaYq9FZyd3UFhLu9Sj/s1600-h/RACHEL.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 370px; height: 247px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguZds0zMNyMw6KfUygNd1YuK3Gcop0SrZHuE4h77-ZGf_R9JwS4tDG7Rak-dVk2aeRGNrvaA9VuRyG_Mm_B26QhevV6BEKpYghLfUnkvGW-EalWt8mRdfqNFNYvjPaYq9FZyd3UFhLu9Sj/s400/RACHEL.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5315104352388775954" /></a><br />Name: Rachel Carrie <br />Type: Tribute (for the living) <br />To Honor: Individual(s) <br />Location: , United States <br /><br />http://www.rachelcorrie.org/<br /><br />At the age of 23, Rachel Corrie was full of life. At the age of 23, she was a senior in college ignited by a passion for justice. At the age of 23, she traveled to the Gaza strip as an activist for peace. And, it was at the age of 23 that Rachel Corrie knelt to the ground wearing an orange fluorescent jacket as a 9-ton Caterpillar bulldozer came toward her, knocked her down, crushed her with its blade, ran her over, backed up, and ran her over again. At the age of 23, Rachel Corrie was loved by family and friends who would never see her radiant life again. <br /><br /><br />Rachel was killed trying to prevent the demolition of a civilian home by the Israeli army. Thousands of homes had been demolished, and Rachel along with her companions from the International Solidarity Movement were seeking to prevent further destruction. Through non-violence, this group of international activists was following the lead of Palestinians struggling to end the occupation of their lands. <br /><br /><br />Activists such as Rachel lived in Palestinian homes with Palestinian families hoping to help fend off attacks and destruction. They used their bodies to send a clear message of solidarity and resistance spelled in the alphabet of arms and legs, torsos and necks, hands and feet. It is this unmistakably human language that Rachel chose to speak in the face of machines programmed for death and devastation. <br /><br /><br />Of course, Rachel was not the first to die from the angel of death demolition policies carried out by Israel in occupied territories. Far from it, Rachel’s life was only one of many cut short by the sword of this oversized angel which feeds at the trough of US aid. Still, Rachel’s death garnered particular attention because US citizens take note when other US citizens die in the jaws of a winged monster who previously flew in other worlds, not ours. The previous victims were darker and of a foreign people. Our moral radar did not extend to their land and hue. <br /><br /><br />So, Rachel was not singular in her death, but this does not diminish her bravery. Nor should it diminish what her life can mean to us now. On March 16th, it will have been two years from Rachel’s death, and it is on this day that the memory of Rachel’s life can infuse our own lives with humanness. It is on this day that we can realize our world is also the world of Palestinians. It is on this day that we can realize that our world is also the world of Iraqis and Afghanis. It is on this day that we can look past the small horizons of our small worlds and see the stark, chilling reality of a sky filled with angels of death descending again and again, devouring our world, our humanity. <br /><br /><br />When we see this death-filled sky, we may choose to look away. We may choose to rationalize a way of focusing our vision elsewhere closer to home. We may say to ourselves, “I can do nothing” or “This problem is too big for me.” But, this is why Rachel’s life is yet again so important. Rachel’s life continues to this day to serve as proof that you and I can do something. <br /><br /><br />Yes, Rachel died in doing something, and we need not seek martyrdom. But, what is important is the manner of Rachel’s life before her death. Rachel died doing something that made her fully alive. As long as you or I believe that we can’t pursue peace and justice, we are only partially alive. We are only partial citizens of the planet. We are only sometimes concerned about some people. We are only sometimes loving and compassionate to some humans. In truth, to be only partially alive is to be one’s own angel of death. <br /><br /><br />Ultimately, I believe Rachel’s death should not be cause for despair. It should be cause for hope, a hope that each of us can choose to be more fully human despite grim forecasts of probabilities and risks. If we instead remain captive to our doubts and fears, we will only imprison our greatest potential. We will kill our own heroism by handing the keys of fate over to the angels of death. <br /><br /><br />On March 16th, let us not only remember the life of Rachel Corrie but let us also remember the possibilities of our own life. On March 16th, let us remember that Rachel Corrie at the age of 23 was full of life, a life that can continue to live through us. <br /><br /><br />(This speech was delivered at a toastmasters club in Berkeley, California. For those living in Berkeley, there will be a celebration of Rachel’s life on March 16th. See www.norcalism.org for details. Brooks Berndt can be reached at brooksberndt2466@yahoo.com .)Unknownnoreply@blogger.com0