giovedì 19 marzo 2009

diamo un futuro alla memoria



Note di Roberto Di Nunzio note su facebook
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (1994-2009) "Lettera aperta ai deputati, all'opinione pubblica, ai movimenti"
Ieri alle 14.10
19 Marzo 2009 --


L'11 marzo 1994 Ilaria Alpi e Miran Hrovatin partono per la Somalia con un volo militare decollato dall'aereoporto di Pisa. Il 20 marzo 1994 saranno uccisi nel centro di Mogadiscio. Erano appena rientrati nella capitale somala con un aereo delle Nazioni Unite da Bosaso, nel nord del paese.

Per non dimenticare Ilaria e Miran
una donna coraggiosa



11 anni dopo la Commissione parlamentare d'Inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin termina i suoi lavori nel modo peggiore, delegittimata com'è al suo interno tra dimissioni dei deputati del centro-sinistra e un vertice composto dal presidente Carlo Taormina (FI), il capo della segreteria e un ristretto numero di consulenti che hanno perduto il senso stesso della missione istitutiva della Commissione parlamentare, contribuendo a chiudere lungo un binario morto il percorso istituzionale che l'organo parlamentare era stato chiamato a percorrere e che aveva suscitato molte speranze in coloro che in tutti quegli anni si erano battuti con impegno e generosità per arrivare a far luce sul dupluice omicidio dei due giornalisti del Tg3, fulminati a colpi di mitra.

Nell'ultimo giorno di lavori della Commissione il presidente Carlo Taormina denucia per 'diffamazione' Giorgio e Luciana Alpi, i genitori di Ilaria (1)

Sono di grado di testimoniare in prima persona la passione civile e il grande impegno di due deputati nominati in Commissione e di una consulente: Elettra Deiana (Prc), Mauro Bulgarelli (Verdi) e Mariangela Gritta-Grainer (ex deputata Pci e rappresentante della famiglia di Ilaria Alpi). Di altri, non so...

Gli armadi blindati dell'archivio della Commissione Alpi sono acora oggi pieni di documenti segreti (e quindi inediti), di eccezionale valore conoscitivo e interesse giudiziario, pervenuti dalle procure della Repubblica di mezza Italia e dalle locali autorità di polizia giudiziaria che non sono mai stati consultati nè analizzati, preferendo concentrare il lavoro della Commissione su marginalità investigative del tutto estranee all'accertamento della verità. Va ricordato in modo particolare l'atteggiamento posto in essere dal presidente della Commissione Carlo Taormina nei confronti dei giornalisti presenti a Mogadiscio quel 20 marzo del 1994, ai colleghi del Tg 3 e degli altri media nazionali convocati per le audizioni nell'aula della Commissione: le dichiarazioni dei giornalisti rilasciate in sede di audizione sono state inviate alla procura della Repubblica di Roma evidenziando, secondo il metro di giudizio del presidente, la possibilità di reati di rilevanza penale che i giornalisti avrebbero commesso.

Interi filoni d'indagine sono stati trascurati o, peggio, neppure preliminarmente esplorati. I vertici della Commissione sono rimasti completamente impermeabile non a 'suggestioni investigative' ma a quei pur minimi riscontri incrociati della documentazione in archivio che avrebbero con sicurezza portato a fare enormi passi avanti nella ricerca della verità. Un'occasione irrimediabilmente perduta.

Arrivare a ridurre la tragica vicenda di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, come ha fatto il presidente Taormina nelle sue conclusioni a un generico 'tentativo di rapimento finito male' entra in collisione con tutte le ricostruzioni compiute, oltre che con la logica stessa di chi volle e ordinò il duplice omicidio. Pur se tardivamente e con colpevole ritardo, bene fecero i deputati del centrosinistra ad autosospendersi, in quei giorni, dai lavori della Commissione. Ma non bastò.

E' necessario fare il possibile per riportare al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica e della politica l'eccezionale documentazione raccolta e custodita negli archivi di Palazzo San Macuto, storica sede delle commissioni parlamentari, e che contiene la verità su quanto accaduto a Ilaria e Miran.

Documentazione "segreta" che rischia di rimanere segreta per sempre, sepolta negli archivi. Servirebbe ora, subito, senza un attimo di ritardo, un eccezionale mobilitazione dell'opinione pubblica, dei partiti e dei movimeti della sinistra e dei deputati e senatori del PD, se solo credessero ancora che valga la pena di impegnarsi in prima persona, in ogni modo e in ogni sede per arginare la deriva del silenzio nel quale è destinata a scivolare inesorabilmente la memoria di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin. E' necessario portare all'attenzione dell'opinione pubblica tutte le relazioni conclusive dei lavori della Commissione, minoranza e maggioranza, oltre le relazioni redatte da Mauro Bulgarelli e Mariangela Gritta-Grainer. Perchè tutti possano conoscere in assoluta trasparenza il percorso di oltre due anni di lavori della Commissione, e possano trarne opinioni, giudizi e conclusioni.

L'alternativa è la fine di ogni speranza di poter arrivare a conoscere la verità sul duplice omicidio di Mogadiscio. Aprire quegli armadi dell'archivio, analizzare la documentazione, riscontrare i fatti e incrociarli, questa la sola strada per iniziare una corsa contro il tempo per arrivare alla verità. Per non consegnare, nero su bianco, a una relazione conclusiva depositata in Parlamento che la morte di Ilaria e Miran si riduce a una vicenda di criminalità comune che ha avuto origine in qualche banda somala per 'un tentativo di rapimento concluso male'.

Da parte mia, con infinita amarezza e rimpianto per tutto quello che si poteva fare e colpevolemente non è stato fatto, non mi resta che rimanere in silenzio davanti il dolore e l'indignazione di Giorgio e Luciana Alpi. E che ciascuno - almeno in questa occasione - si assuma pubblicamente le proprie responsabilità. Senza altre parole...

Roberto di Nunzio
(già consulente della 'Commissione parlamentare d'Inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e MIran Hrovatin', nominato dal Gruppo parlamentare dei 'Verdi' alla Camera dei Deputati)

*
Commissione Alpi-Hrovatin, l'ultimo atto: Denunciati alla magistratura i genitori di Ilaria Alpi ritenuti colpevoli di aver reclamato la verità sulla morte della loro figlia - Il testo integrale della lettera inviata al Presidente della Camera, On. Pierferdinando Casini, dal Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, on. Carlo Taormina nella quale il presidente della Commissione annuncia le querele per diffamazione contro Giorgio e Luciana Alpi, i genitori di Ilaria.

Onorevole Presidente,
"Apprendo dalla stampa che i signori Alpi si sono a Lei rivolti per esprimere lamentele su mie esternazioni mediatiche con le quali avrei anticipato conclusioni sui lavori della Commissione da me presieduta. I signori Alpi dimenticano che tutti gli atti assunti, salvo diversa deliberazione, sono pubblici, e tutte le audizioni, salvo quelle segretate, sono effettuate con circuito "stampa" sempre attivato. La scarsa attenzione che i media dedicano ai lavori della Commissione, salvo alcuni interventi nei quali, quando sono comparse mie dichiarazioni, è stato dato atto della interlocutorietà di ogni informazione, sta a dimostrare la inaccettabilità della critica rivoltami dai signori Alpi”. Ed al riguardo non è nemmeno il caso che io scomodi la evocazione del principio di assoluta libertà di azione di qualsiasi Parlamentare della Repubblica".

"Il clamore di questi giorni, se così si può dire, è stato determinato dalla svolta obiettiva, reale, concreta e costituente dato contenuto in atti liberamente consultabili, che la Polizia Scientifica italiana è stata messa in condizione di ricostruire in maniera inconfutabile la dinamica degli accadimenti che si conclusero con la uccisione dei due giornalisti a Mogadiscio, in conseguenza del rinvenimento e del sequestro dell'auto in cui gli stessi furono uccisi".

"La ricostruzione dimostra in maniera incontrovertibile, come riconosciuto dalla intera Commissione, che Ilaria Alpi non fu vittima di una "esecuzione" attuata sparando un colpo a contatto con il capo della povera giornalista, come ancora si continua a dire, a dispetto della verità, dai signori Alpi e da un consulente della Commissione attraverso la recentissima pubblicazione di un libro. Ilaria Alpi fu vittima di un colpo appartenuto ad una sventagliata di mitra effettuata dal commando in seguito all'azione dell'uomo della scorta di Ilaria Alpi che ebbe la sventatezza di sparare per primo".

"Questa verità, onorevole Presidente, cozza con le convinzioni coltivate per undici anni e non è digerita da nessuno, a partire dai coniugi Alpi, che mi hanno platealmente e personalmente accusato di essere al servizio di qualche interesse e di qualche politico, con chiaro riferimento alla filiera De Michelis - Craxi - Berlusconi. In questo quadro si inserisce la grottesca iniziativa della Procura di Roma, attualmente sotto indagine, con riferimento a taluni suoi appartenenti, presso la Procura di Perugia, persino per volere dei signori Alpi".

"L'iniziativa in questione si è espressa con la elevazione di un fantomatico conflitto di attribuzioni, tale da considerarsi per la elementare ragione che la medesima Procura di Roma è stata ed è ben libera, ma si è ben guardata dal farlo, di compiere gli accertamenti che crede sull'auto sequestrata, mentre non sta scritto in nessuna parte che "per salvaguardare la genuinità delle prove" la Commissione avrebbe dovuto compiere gli accertamenti di sua esclusiva competenza insieme ai magistrati, compimento di atti congiunti, questo, che sarebbe imposto dal fatto che le Commissioni parlamentari inquirenti non avrebbero i poteri dell'Autorità Giudiziaria, in palese violazione, come Ella, onorevole Presidente, ben sa, della precisa ed inequivocabile previsione costituzionale di cui all'articolo 82".

"Non tollero, onorevole Presidente, che qualcuno pensi di potersi sovrapporre al lavoro della Commissione e condizionarne i risultati; né tollero che si dia corso ad una campagna mediatica perché, a forza di ripetere che le conclusioni della Commissione non sono vere, si finisca per indurre la convinzione nella gente che effettivamente non lo siano, allo stesso modo in cui per undici anni, a forza di ripetere cose false, persino io avevo ritenuto che fossero vere".

"Un'ultima cosa, onorevole Presidente, non tollero: che qualcuno, a cominciare dai coniugi Alpi, accusi, come già fatto inammissibilmente dalla Procura di Roma, la Commissione da me presieduta di "inquinamento delle indagini". Né tollero che si sfrutti la mia esposizione mediatica e la mia immagine di persona fortemente motivata nello svolgimento delle proprie funzioni, per cercare di mandare a carte quarantotto i risultati che, forse per la prima volta nella storia della Repubblica, una Commissione Parlamentare d'inchiesta è stata in grado di raggiungere nell'ambito di uno dei tanti misteri d'Italia, smascherando ricostruzioni false della dinamica dei fatti, mettendo in condizione l'Autorità Giudiziaria di perseguire gli assassini e forse di rimediare ad un errore giudiziario consumato con la condanna di un giovane somalo per la uccisione dei due giornalisti".

"Per queste affermazioni, onorevole Presidente, i coniugi Alpi e l'avvocato D'Amati che dichiara di parlare a loro nome, saranno presi nella migliore considerazione, da me con la produzione immediata di querela per diffamazione, e al prossimo Ufficio di Presidenza dalla Commissione tutta per stabilire le iniziative giudiziarie da assumere nei loro confronti".

On. Prof. Carlo Taormina
(5 luglio 2005)
Scritto 13 ore fa · Commenta · Mi piaceNon mi piace più · Segnala la nota A te e altri 5 piace questo elemento. A 5 persone piace questo elemento.Titta Vadalà alle 14.54 del 19 marzo
non credi che sia il caso di sollevare la questione..politicissima....della revisione della legislazione che definisce ciò che è "segreto" e ciò che non lo è?
non sono esperta in materia ma alla luce di quello che accade oggi credo sia sempre più necessario "APRIRE GLI ARMADI"..o le banche dati...hitech parlando...Roberto Di Nunzio alle 15.55 del 19 marzo
Il problema ... Visualizza altroè molto complesso e - almeno nel caso della Commissione Alpi - può risolverlo solo il leglislatore. Documenti coperti già all'origine dal 'segreto istruttorio' imposto dalla procure sono stati secretati una seconda volta dal presidente della Commissione. Una volta che (per mille motivi) viene a cadere il segreto istruttorio rimane quello (pressochè tombale) della Commissione. Ora, se io - per esempio - fossi a conoscenza dei contenuti di quei documenti sembra che non possa rivelarne nemmeno ua virgola perchè addirittura potrei incorrere in un reato (che suona come una roba da tempo di guerra) a cavallo tra lo 'spionaggio' e la 'rivelazione di segreto di stato'... E qui - ad oggi - siamo rimasti impantanatiElettra Deiana alle 16.05 del 19 marzo
La riforma dei servizi con annessa revisione di ciò che riguarda il segreto di stato, la secretazioni degli atti e quant'altro c'... Visualizza altroè già stata nella XV Legislatura e non è delle migliori. I lavori della Commssione Alpi hanno subito i condizionamenti negativi e "ossessivi" che sottolinea Roberto Di Nunzio. Nonostante questo, erano emersi dati che confermavano l'esistenza di molti punti oscuri nelle dinamiche, nelle ragioni di molti episodi e negli esiti della vicenda, soprattutto nella fase finale. Io non avevo nessuna posizione predeterminata rispetto all'assassinio dei due giornalisti e per quello che sapevo della situazione in Somalia (che conoscevo abbastanza bene) poteva trattarsi anche di un "incidente" di guerra. Alla fine dei lavori invece ero arrivata alla conclusione che l'ipotesi dell'agguato programmato ad personam fosse tutt'altro che peregrina. Ci sarebbe stato bisogno di una ripresa di lavoro da parte della magistratura. Ma non ci fu seguito.Titta Vadalà alle 16.39 del 19 marzo
cari mi confermate che la riforma del segreto di stato e di tutti gli annessi e connessi DEVE ESSERE un punto qualificante della(ahimè non molto) prossima campagna elettorale di qualsivoglia forza della sinistra e per la democrazia..occorrerà ricordarlo ai futuri candidati...Ghirmawit Seyoum alle 17.24 del 19 marzo
che vergogna! quante verità nascoste! è come se li avessero uccisi per la seconda volta e questa volta nel peggiore dei modi.Roberto Di Nunzio alle 18.08 del 19 marzo
@Elettra. Hai ragione. Tuttavia la gestione dei documenti segreti - come ricorderai - fu motivo di grandi tensioni dentro la Commissione. Avendone studiati con grande attenzione molti, questi racchiudevano (e racchiudono ancora oggi) molti passaggi fondamentali per svelare, nodo dopo nodo, gran parte della rete che tiene insieme il cosiddetto ' altromistero' dell'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Senza quei documenti non vi potranno mai essere certezze e riscontri su chi fossero i mandanti del duplice omicidio e del perchè vennero uccisi i due giornalisti del Tg3. Persino la magistratura, oggi, avrebbe giuridicamente difficoltà a superare il segreto apposto dalla Commissione sull'intera mole dei documenti e atti segreti depositati a Palazzo San Macuto. Questo è un punto forte e imprescindibile da risolvere... Come?Elettra Deiana alle 23.21 del 19 marzo
Sono d'accordo: la gestione dei documenti creò non solo tensioni ma scontri. Sono anche d'accordo che un'approfondita analisi dei medesimi porterebbe alla luce non credo direttamente la verità ma altri elementi utili per arrivarci. Un'altra commissione parlamentare? Un decisa ripresa dell'iniziativa della magistratura? Una campagna di opinione che vada oltre le persone che hanno sempre seguito la vicenda? Forse soprattutto un altro clima politico

Nessun commento:

Posta un commento